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EDITORIALE

Anche i veterinari spagnoli protestano contro l'IVA e i troppi laureati

Anche i veterinari spagnoli protestano contro l'IVA e i troppi laureati
Anche i medici veterinari spagnoli protestano contro il caro-IVA sulle prestazioni veterinarie e l'inflazione di sedi universitarie.
Il Presidente del Consiglio generale dell'Ordine dei Veterinari di Spagna, Juan Josè Badiola, lamenta "Un IVA injusto e inflaction de facultades". Lo fa con un editoriale pubblicato su Informacion Veterinaria, nel quale preannuncia iniziative e motivazioni analoghe a quelle che la veterinaria italiana sta promuovendo da tempo presso il Ministero della Salute.
In Spagna l'IVA è stata innalzata, nel 2012, dall'8 al 21%. Ne è seguita una mobilitazione con raccolta di firme per chiedere il ritorno all'aliquota agevolata.

Nelle scorse settimane, Badiola ha scritto al Ministero de Hacienda (il dicastero dell'Agricoltura a cui afferisce la veterinaria spagnola) chiedendo di passare ad una aliquota ridotta, denunciando una "ingiusta discriminazione", perchè - prosegue- "siamo convinti di denunciare qualcosa che non ha nessuna ragione d'essere".
"E' difficile capire come possa essere stata adottata questa misura e perchè l'IVA di una professione sanitaria come la veterinaria sia stata aumentata in maniera tanto sproporzionata, mentre è stata mantenuta ridotta o esente per le altre professioni sanitarie. E' evidente- continua Badiola- che questa decisione ha comportato un aggravio per la nostra professione che non meritiamo". Se le autorità spagnole tornassero sui loro passi " sarebbe una buona occasione per rimediare ad una decisione tanto dannosa per la professione veterinaria.

Nello stesso editoriale, il Presidente Badiola commenta la "pessima notizia" di una possibile apertura di una nuova Facoltà di Medicina Veterinaria in Spagna ( 11 attualmente le sedi). A fronte di circa 1.100 laureati all'anno in Spagna, la professione veterinaria spagnola "incontrerebbe ulteriori difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro e a trovare un impiego coerente con la formazione acquisita".
"Da tempo- prosegue Badiola- denunciamo il malessere conseguente alle tante Facoltà del nostro Paese, aumentare il numero delle sedi universitarie veterinarie sarebbe un autentico sproposito".
L'editoriale cita le raccomandazioni dell'OIE che invita gli Stati a produrre un'offerta formativa proporzionata alle esigenze dei loro Paesi. La proposta di una ulteriore Facoltà- rimarca Badiola- denota il disconoscimento della nostra professione oltre a rappresentare una evidente dimostrazione di superficialità".

La professione veterinaria- conclude- è una professione sanitaria seria che richiede il massimo grado di responsabilità e di preparazione scientifica". I giovani spagnoli che immaginano "ipotetiche brillanti aspettative professionali, sfortunatamente dovrebbero confrontarsi con una realtà molto poco promettente".

Problemi e iniziative analoghe a quelle della Veterinaria Italiana, che rafforzano l'intento dell'ANMVI- come da impegno programmatico assunto con la mozione del 15 marzo scorso- di perseguire anche a livello comunitario (UEVP e Desk Europeo di Confprofessioni) la battaglia per l'armonizzazione e la riduzione dell'aliquota veterinaria. Per le prestazioni cosiddette "One Health" cioè con valenza diretta di sanità pubblica, l'ANMVI ha avanzato una proposta legislativa per l'esenzione totale da Imposta sul Valore Aggiunto.

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