La Leishmania si è estesa a tutta l'Italia. La prevalenza nei cani varia, ma in alcune Regioni italiane (Centro-Sud e Insulari) un cane su due è esposto al parassita. Solo il 47% di chi fa profilassi è consapevole che- se non curata- la malattia è mortale. A causa dei cambiamenti climatici, la malattia è in evoluzione anche in Europa. I dati della campagna "STOP alla Leishmania in 3ACT".
Nel nostro Paese nessuna Regione si salva: sono in forte aumento la diffusione e la distribuzione sia del Leishmania infantum, il parassita causale dell’infezione, che del flebotomo, meglio conosciuto come pappatacio, l’insetto vettore che trasmette la forma infettante al cane e all’uomo. Lo scenario è stato analizzato al convegno “STOP alla leishmania in 3ACT”, un evento multidisciplinare promosso da Boehringer Ingelheim, organizzato da EV Soc. Cons. e con il patrocinio di ANMVI, tenutosi nel fine settimana trascorso a Rezzato (Brescia), per aggiornare e informare gli operatori sanitari sull’importanza strategica della prevenzione di questa malattia.
I dati più aggiornati- La prevalenza nei cani varia da 1,7% al 48,4%, secondo i dati aggiornati dell’Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute, ma in alcune Regioni del centro-sud e insulari un cane su due sarebbe esposto al parassita, con una sieroprevalenza che supera in alcuni casi il 50%, e una incidenza annuale dal 9,5% fino al 13,1% in aree endemiche come la Puglia. Nuovi focolai di infezione vengono registrati anche nelle Regioni più settentrionali (Liguria, Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige) addirittura fino a Bolzano; dal 2019 la leishmania canina (LCan) è stata segnalata endemica in 57 nuovi Comuni del nord Italia (30 in Piemonte, 21 in Lombardia, 4 in Veneto, 2 in Friuli-Venezia Giulia) con 27 focolai di infezione registrati negli ultimi 10 anni.
La diffusione e distribuzione del flebotomo è in aumento ovunque in Europa, specialmente nei Paesi che affacciano sul bacino del Mediterraneo come L’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia e la Francia, ma negli ulti anni si registra un aumento della loro diffusione anche nell’Europa settentrionale.
One & More Health- L’attuale allarmante scenario epidemiologico con particolare riferimento al Nord Italia, richiede protocolli di prevenzione da adottare nella pratica clinica per il cane e nel territorio per il monitoraggio e controllo della popolazione dei flebotomi. Il presidente dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, Marco Melosi, ha sottolineato il ruolo cruciale dei Veterinari: "Proteggendo il cane, il veterinario protegge anche l'uomo" concetto essenziale di un approccio "One & More Health", che consideri la salute animale, umana e ambientale come strettamente interconnesse. «A causa del rialzo delle temperature determinato dai cambiamenti climatici la leishmaniosi ha superato i confini tradizionali: il flebotomo ha trovato condizioni di adattamento ideali e si è diffuso ovunque – spiega Melosi – ogni Veterinario in ogni Regione deve mettere fra le sue diagnosi differenziali anche questa malattia per due ragioni: la serietà della malattia che, se non curata, può essere mortale nel cane e, in secondo luogo, il rischio di trasmissione all’uomo. Il ruolo veterinario è fondamentale".
Medicina umana - La malattia rappresenta anche un rischio per la salute umana. Come sottolineato dal professor Alessandro Bartoloni dell'Università di Firenze, "l'Italia in Europa è al primo posto per incidenza di leishmaniosi umana cutanea e al secondo per incidenza di leishmaniosi umana viscerale", con un trend in aumento negli ultimi anni. Uno studio realizzato sul territorio al quale ha partecipato il Ministero della Salute, condotto sulla casistica di ospedalizzazioni per leishmaniosi umana negli anni tra il 2011 e 2016, ha segnalato 1.700 casi di leishmaniosi viscerale umana, letale se non trattata subito e in modo adeguato, specie nei soggetti più fragili come la popolazione pediatrica, gli anziani e le persone di ogni età immunodepresse per altre patologie concomitanti. "Un punto critico è la diagnosi; adesso che la leishmaniosi è endemica in tutto il Paese è fondamentale sensibilizzare, informare e rendere consapevoli i medici in modo che possano essere in grado di pensare e ‘sospettare’ una leishmaniosi umana e giungere ad una diagnosi tempestiva. Figura di riferimento il medico di medicina generale che al primo sospetto deve indirizzare il paziente a un reparto di malattie infettive specializzato in queste zoonosi, ma anche il pediatra è importante così come importante è il dialogo tra medici umani e medici veterinari che oggi vedono casi complessi nei bambini, negli anziani e negli animali, talvolta difficili da curare e da gestire».
Lo scenario visto dall'ISS- «La leishmaniosi, considerata in passato malattia negletta perché confinata in Paesi a medio e basso reddito, diffusa tipicamente nelle aree sul bacino del Mediterraneo, tra cui l’Italia, fino agli anni Novanta era endemicamente presente in larga misura al centro-sud e nelle isole». Ha dichiarato Gioia Buongiorno, Ricercatrice Dipartimento Malattie Infettive Istituto Superiore di Sanità (ISS), «da alcuni anni però l’epidemiologia sta rapidamente cambiando, superando i confini meridionali per espandersi anche nei territori settentrionali. A influenzare negativamente la diffusione del vettore, i cambiamenti climatici con l’aumento delle temperature, gli allevamenti e le colture intensivi, gli animali di importazione, tutti fattori che favoriscono lo sviluppo delle larve dei flebotomi tutto l’anno e l’adattamento del flebotomo anche in fase di quiescenza invernale. Lo scenario desta preoccupazione, anche perché i casi di leishmaniosi animale e umana, soggetti a notifica obbligatoria, sono largamente sotto-notificati. L’Istituto Superiore di Sanità è molto sensibile e attento all’approccio One Health e insieme al Ministero della Salute ha attivato numerosi progetti di sorveglianza attiva del territorio».
I proprietari vanno sensibilizzati- La prevenzione della leishmaniosi inizia dal cane e per questo va incentivato il più possibile il rapporto tra medici veterinari e pet owner, che devono rivolgersi ai veterinari come riferimento fondamentale per la salute del proprio pet. I proprietari di cani generalmente conoscono la leishmaniosi e la temono, soprattutto quelli che vivono in aree ad alto rischio, ma solo il 47% di coloro che adottano misure di profilassi è consapevole che si tratta di una malattia mortale, se non curata; inoltre, un’alta percentuale di proprietari si affida al “fai da te” nell’acquisto di presidi considerati protettivi, senza il consiglio del veterinario.
«Queste evidenze dimostrano la frequente mancanza di consapevolezza sulla gravità della leishmaniosi. I proprietari vanno maggiormente informati ed educati con messaggi semplici e chiari – come suggerisce Domenico Otranto, Professore di Parassitologia e Malattie Parassitarie degli animali presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Bari e Distinguished Professor presso la CityU di Hong Kong in Cina – I cani vanno protetti a partire da marzo fino a ottobre inoltrato con insetticidi sistemici e repellenti a base di piretroidi. Importante è chiedere sempre al veterinario il prodotto più adatto sulla base delle condizioni ambientali, dello stato di salute e di eventuali situazioni di immunosoppressione. La leishmaniosi è una patologia complessa dal punto di vista clinico, difficile da gestire e costosa da curare. I costi della prevenzione sono di gran lunga inferiori ai costi della cura che, di solito, va proseguita per tutta la sua vita a seconda della condizione clinica degli animali. La soluzione migliore è rappresentata da un lavoro
STOP alla Leishmania in 3ACT- L’approccio promosso dalla campagna di sensibilizzazione STOP alla Leishmania in 3ACT ruota su tre cardini d'azione:
- informare/educare Medici Veterinari e pet owner sull’infezione, sul flebotomo che la trasmette, sui rischi per la salute animale e umana;
- condividere le strategie migliori nella pratica clinica e nella sanità pubblica per ridurre il rischio di leishmaniosi attraverso un monitoraggio diagnostico e clinico degli animali e la sorveglianza del territorio;
- prevenire con l’impiego di prodotti insetticidi e repellenti che proteggono i cani, diminuendo il rischio di punture del flebotomo
Nella foto: Marco Melosi (Presidente ANMVI) e Emanuele Ferraro (Head of Business, Boehringer Ingelheim)STOP alla Leishmania in 3ACT