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PETS DALL'UCRAINA

Rischio rabbia, interrogazione al Ministro Speranza

Rischio rabbia, interrogazione al Ministro Speranza
Le stime sui rifugiati dall'Ucraina dicono che il 13% di essi avrà l’Italia come destinazione. Gli animali al seguito dei proprietari potrebbero essere nell'ordine di decine di migliaia.

"Il Ministro della Salute ha valutato il rischio e i fattori di rischio di introduzione del virus della rabbia in Italia?" Lo chiede la Senatrice Caterina Biti (PD) con una interrogazione urgente al Ministro Roberto Speranza sulle misure poste in essere per scongiurare l’introduzione e la diffusione del virus della rabbia in Italia. L'interrogazione è sottoscritta da diciotto deputati del Partito Democratico.

La Senatrice Veterinaria chiede di "favorire la tempestività degli interventi veterinari necessari a conformare gli animali da compagnia al regolamento (UE) 576/2013, attivando anche i Medici Veterinari liberi professionisti" in collaborazione con i Servizi Veterinari territorialmente competenti, in vista dell’elevato afflusso di animali da compagnia al seguito di proprietari rifugiati dall’Ucraina.

E' noto che per ragioni umanitarie, il Ministero della Salute italiano agevola l’introduzione in Italia di pets al seguito di proprietari ucraini. La Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari (DGSAF) ha dato disposizioni ai Servizi Veterinari per conformare gli animali da compagnia ai requisiti di ingresso e di permanenza nel territorio unionale e italiano in particolare.

La Senatrice Biti  ricorda al Ministro che il livello di prevenzione della rabbia adottato dal nostro Paese "è massimo", dato che il Ministero della Salute, fin dal 2014, ha scelto di non avvalersi della possibilità accordata dal regolamento (UE) 576/2013, e quindi di non ammettere l’ingresso di cuccioli non vaccinati per la rabbia o di cuccioli che, seppur vaccinati, non soddisfino ancora le condizioni di validità della vaccinazione.

A differenza dell’Italia, l’Ucraina non è un Paese indenne dalla rabbia. L'interrogazione cita fonti ucraine dell’Associazione Nazionale dei Medici Veterinari Italiani (ANMVI), secondo le quali "l’incidenza dei casi di rabbia in Ucraina supererebbe significativamente il già rilevante numero dei casi ufficialmente notificati in Europa al Rabies Bulletin Europe". Inoltre, il rischio di introdurre il virus della rabbia in Italia è elevato ed è rappresentato da animali presi in carico da attivisti protezionisti improvvisati o sedicenti tali, con ingressi di cani e gatti non comunicati ai Servizi Veterinari territorialmente competenti, sfuggendo così al controllo sanitario e alla profilassi antirabbica.

L’interrogazione ricorda infine che l'Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE) ha fissato al 2030 l’obiettivo di eradicazione globale di questa zoonosi, indicando nella profilassi vaccinale veterinaria lo strumento d’elezione per evitare la diffusione del virus e anche decessi umani che - nel 99% su scala globale- sono imputabili a morsi di cani infetti.

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