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SPECIE INVASIVE

Rimedi ai danni cagionati dalla diffusione delle nutrie

Rimedi ai danni cagionati dalla diffusione delle nutrie
Le problematiche per l'agricoltura e le strutture ad uso irriguo sono all'esame del Senato. Risvolti ambientali e sanitari.
La Commissione Agricoltura di Palazzo Madama ritiene "necessario che in sede governativa si provveda all'adozione di efficaci iniziative finalizzate ad un piano di gestione complessivo a livello nazionale della problematica in questione, che abbia ad oggetto il contenimento, soprattutto nelle aree a vocazione agricola, effettivo e sistematico della diffusione del roditore".

Nella seduta del 25 settembre il Sottosegretario alle Politiche Agricole Francesco Braga ha preso la parola, precisando che "per far fronte ai danni ai terreni agricoli derivanti dalla presenza di nutrie è stata ipotizzata, presso l'altro ramo del Parlamento, una misura volta a rendere cacciabile tale roditore, anche se la stessa non è stata ancora introdotta a livello legislativo".

Il Sen Giacinto Boldrini, relatore della problematica in discussione, ha esposto le valutazioni alla base dell'inserimento delle nutrie tra le specie di cui all'articolo 2, comma 2, della legge n. 157 del 1992, ovvero tra le specie alle quali non si applicano le norme di tutela, al pari delle talpe, dei ratti, dei topi propriamente detti e delle arvicole.
I danni provocati all'agricoltura dalla nutria sono stati e sono tuttora oggetto di diversi studi, da cui emerge un quadro decisamente critico in termini di impatto sulle colture e sul territorio. La dannosità di questa specie – ha spiegato il relatore - per l'agricoltura è da individuare nel fatto che tali animali, nutrendosi dei germogli di piante erbacee ed arboree, rasano i campi di cereali in fase di crescita, mettendo a serio rischio la produzione e di conseguenza la redditività delle imprese agricole locali; la nutria infatti può arrivare a consumare fino a 2,5 chilogrammi di prodotto fresco al giorno e, pertanto, in caso di forte diffusione è in grado di arrecare gravi e generalizzati danni alle diverse coltivazioni presenti sul territorio.

Ulteriore effetto negativo, con evidenti riflessi verso le coltivazioni, consiste nei danni causati alle infrastrutture idriche. Infatti, scavando tane e lunghe gallerie in prossimità di canali d'acqua ed argini fluviali, i roditori in oggetto sono diventati una delle maggiori cause di grave pregiudizio per la stabilità di queste infrastrutture, con tutti i rischi che ne derivano ai fini del mantenimento degli assetti idrogeologici e della regimazione delle acque.
Il Sen Boldrini ha anche segnalato che "la diffusione delle nutrie comporta altresì problemi di ordine ambientale e sanitario, in relazione sia ai danni causati all'ambiente, con particolare riferimento alla fauna ed alla flora autoctone, sia al fatto che tali animali possono anche rappresentare un veicolo per la diffusione di diverse patologie, di cui la più temuta è la leptospirosi, con la trasmissione degli agenti patogeni sia ad altri animali che all'uomo".

Sul piano legislativo, la nutria non è specie cacciabile sul territorio nazionale poiché non è ricompresa negli elenchi di cui all'articolo 18 della legge n. 157 del 1992; d'altro canto, la nutria non è neppure inserita tra le specie protette dalla legislazione nazionale, dalla normativa europea o dalle convenzioni internazionali.

Sulle specie aliene e invasive la Commissione Europea ha annunciato la volontà di arrivare ad una legislazione comunitaria.