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MOZIONE IN PARLAMENTO

On Cova: controlli 'deficitari' negli allevamenti

On Cova: controlli 'deficitari' negli allevamenti
Gli allevamenti ‘senza scorte’ sono controllati solo nel 5-20%. Lo dichiara l'On Cova, che chiede modifiche al sistema dei controlli dei farmaci veterinari.
Con una nuova iniziativa parlamentare, l'On Paolo Cova- deputato del Pd e buiatra- impegna il Governo a modificare le "Linee guida per la predisposizione, effettuazione e gestione dei controlli sulla distribuzione e l’impiego dei medicinali veterinari".

Alla luce della Relazione annuale al Piano nazionale integrato 2015, la mozione presentata dall'On Cova chiede al Governo di impegnarsi su quattro fronti:
1)  modificare le «linee guida per la predisposizione, effettuazione e gestione dei controlli sulla distribuzione e l'impiego dei medicinali veterinari» affinché sia previsto un maggiore controllo della tracciabilità dei farmaci veterinari, a partire dalle aziende senza detenzione di scorta, e affinché come criterio di valutazione di rischio sia indicato almeno un controllo annuale, di tutti gli allevamenti senza scorta ad iniziare da quelli che detengono un numero maggiore di capi di bestiame o che non ci sia congruità tra i capi presenti e le ricette fatte nell'anno;
2)  prevedere l'obbligatorietà della richiesta di scorte di medicinali per quegli allevamenti che abbiano un numero di capi bovini e suini pari o superiore a 50 capi adulti;
3) assumere iniziative per regolamentare la tracciabilità di tutti i passaggi del farmaco veterinario per animali destinati alla produzione di alimenti attraverso sistema elettronico nel portale del Ministero della salute, interessando tutta la filiera a partire dall'industria farmaceutica, con grossisti, farmacie e parafarmacie;
4)  promuovere urgentemente l'uso della ricetta elettronica per i farmaci veterinari per animali destinati alla produzione di alimenti.

In una nota stampa, il parlamentare Pd dichiara che “appare evidente come gli allevamenti ‘con scorte’ risultino in percentuale tra lo 0,5 e il 5 per cento degli allevamenti italiani effettivamente presenti sul territorio, con controlli quasi sempre al di sopra dell'80 per cento degli allevamenti/anno. Mentre gli allevamenti ‘senza scorte’, che risultano il 95-98 per cento degli allevamenti, vengono controllati solo nel 5-20 per cento dei casi".  Questo dato - conclude - "indica che i controlli sulla corretta tracciabilità del farmaco veterinario e sull'uso corretto dei farmaci veterinari risultano estremamente deficitari, in quanto vanno ad interessare un numero ridottissimo di allevamenti e di animali da reddito”.

La mozione richiama l'interpellanza urgente  discussa in Aula della Camera il 24 febbraio scorso, dove il Sottosegretario per lo sviluppo economico, Antonio Gentile,  ha affermato che «per gli allevamenti, sono presi in considerazione i seguenti indicatori di rischio: il management aziendale, la verifica della coerenza per quantità e tipologia dei trattamenti eseguiti e dei medicinali presenti nella scorta alla realtà zootecnica, alla dimensione e alla tipologia dell'allevamento e alla situazione epidemiologica locale, la registrazione dei trattamenti, le segnalazioni di reazioni avverse e di sospetta diminuzione di efficacia, l'uso prudente degli antimicrobici anche attraverso l'acqua di abbeverata dei mangimi, unitamente alle implicazioni di benessere animale legate alla dimensione e alla tipologia dell'allevamento stesso".

Ciò permette- ha proseguito il Sottosegretario-  "di classificare ciascuno allevamento in tre classi di rischio: alto, medio e basso. Gli allevamenti autorizzati alla tenuta delle scorte e anche quelli in cui viene dichiarata l'assenza di trattamento sono considerati ad alto rischio e pertanto la frequenza dei controlli è di almeno una volta all'anno. Per quelli, invece, sprovvisti di scorta le ispezioni avvengono in un congruo tempo (tre anni) sulla base del rischio definito “rischio alto”: almeno un controllo annuo, “rischio medio”: almeno un controllo ogni due anni, “rischio basso”: almeno un controllo ogni tre anni".

"Pertanto - ha concluso Gentile- la percentuale di attuazione per dette attività dovrebbe essere del 33 per cento annuo. Tra gli allevamenti a basso rischio rientrano anche quelli registrati per autoconsumo che, sebbene certamente caratterizzati da elementi di rischio meno rilevanti rispetto alle attività di allevamento per fini commerciali, non possono comunque prescindere da un'accurata e puntuale valutazione da parte delle autorità competenti».