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ALLA CAMERA

Una mozione per la ricetta elettronica e sul veterinario aziendale

Una mozione per la ricetta elettronica e sul veterinario aziendale
Presentata alla Camera una mozione parlamentare per impegnare a il Governo ad assumere iniziative nell'ambito delle attività veterinarie in allevamento.
Le prescrizioni direttive europee e le linee guida ministeriali non sono rispettate con identica puntualità nel territorio del nostro Paese. Una situazione che secondo l'On Pierpaolo Vargiu "mette  a rischio i sistemi di vigilanza e misurazione  deputati a segnalare situazioni di allarme nel caso di utilizzo non corretto del farmaco veterinario".

La mozione presentata ieri alla Camera e sottoscritta da dieci deputati, primo firmatario l'On Vargiu, impegna il Governo su più fronti, tendenti a garantire un utilizzo appropriato e corretto dei medicinali veterinari impiegati negli allevamenti.

I veterinari pubblici e il veterinario aziendale- L'atto parlamentare considera adeguato il contingente dei veterinari pubblici, "una forza di circa 6.500 veterinari pubblici del Servizio sanitario nazionale, a cui si devono aggiungere altre 1.500 figure professionali assunte in carico dalle regioni con più significativo patrimonio zootecnico". Secondo i firmatari la mozione, "tale struttura specialistica appare certamente congrua, in particolare se raffrontata con gli analoghi comparti pubblici presenti in Paesi europei con patrimonio zootecnico equiparabile al nostro (i veterinari pubblici sono circa 1.000 in Francia e meno di 1.500 in Germania)". E tuttavia, se da un lato il numero dei veterinari pubblici è "coerente a garantire un sistema di sorveglianza adeguato", dall'altro "attende una più puntuale definizione normativa la figura del veterinario aziendale ex decreto legislativo n. 117 del 2005, anche in ottemperanza al disposto del regolamento UE 2016/429.

La mozione impegna il Governo ad adottare alcune iniziative: la piena tracciabilità del  farmaco veterinario,  l'adozione della ricetta veterinaria elettronica, un piano per la riduzione dell'utilizzo degli antibiotici e per la lotta contro l'antibioticoresistenza. Quattro le richieste della mozione:
1) avviare ogni possibile azione di omogeneizzazione su tutto il territorio nazionale delle attività di verifica della tracciabilità del farmaco veterinario e dell'appropriatezza del suo utilizzo, semplificando e rendendo più automatici ed efficaci i controlli sulle aziende di allevamento di animali destinati alla produzione di alimenti (DPA);
2) implementare l'utilizzo della ricetta elettronica veterinaria, attualmente limitato a due-tre regioni italiane, con l'obiettivo della piena misurabilità della cascata del farmaco veterinario e dei fenomeni legati all'appropriatezza prescrittiva;
3) investire adeguate risorse nella formazione del personale veterinario e addetto alla catena dei controlli e delle verifiche del benessere animale, anche attraverso la miglior definizione dei ruoli e delle funzioni del veterinario aziendale nel sistema pubblico;
4)  inserire i controlli sulla antibioticoresistenza animale nell'unico percorso di pianificazione e di sorveglianza che obbedisce alla filosofia « One health» e ha l'obiettivo di rispondere alle preoccupazione dell'Organizzazione mondiale della sanità che segnalano l'Italia tra i Paesi a maggior rischio di nuove epidemie legate alla diffusione ceppi batterici antibioticoresistenti.

La questione delle scorte- La mozione riprende un tema recentemente riproposto anche da una mozione dell'On Paolo Cova. Riprendendo i dati della «Relazione annuale al PNI 2015», la mozione Vargiu annota che "gli allevamenti che dichiarano di far uso di scorte di medicinali zooiatrici (e sono pertanto soggetti a controlli con cadenza quanto meno annuale) sono appena lo 0,5-5 per cento del totale".
"Ciò significa - prosegue il testo- che il 95-98 per cento degli allevamenti italiani dichiara di lavorare senza scorte di farmaci e non è pertanto soggetto a controlli annuali sulla tracciabilità farmacologica e sulla appropriatezza prescrittiva e somministrativa se non nella misura prevista del 33 per cento di controlli/anno; in particolare, soltanto il 5 per cento degli allevamenti bovini dichiara di detenere scorte farmacologiche e, per quanto attiene agli allevamenti di medio-grande dimensione (tra 50 e 500 capi), a fronte di 26.000 allevamenti censiti, appena 6.000 riferiscono di far uso di scorte".
Infine, "anche il rilievo del numero delle ricette veterinarie emesse segnala dati che appaiono meritevoli di approfondimento perché fanno sospettare un utilizzo del farmaco non completamente tracciato e riscontrato: le 6.000 aziende che denunciano l'utilizzo di scorte emettono circa 93.000 ricette l'anno, mentre le 250.000 aziende che non utilizzano scorte farmacologiche (molte delle quali, come abbiamo visto, di dimensioni medie o grandi) utilizzando appena 5.600 ricette l'anno".

Le iniziative del Governo- Sul veterinario aziendale, la Direzione Generale della Sanità Animale ha portato a termine, ai primi di marzo, la predisposizione di uno schema di decreto, al vaglio dell'Ufficio di Gabinetto. Sulla ricetta elettronica e sulla tracciabilità dei farmaci veterinari, il Consiglio dei Ministri ha inserito misure ad hoc nella Legge Europea 2017, approvate in questi giorni dalla Conferenza Stato-Regioni.