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RISOLUZIONI

Danni provocati dalla fauna selvatica alla zootecnia

Danni provocati dalla fauna selvatica alla zootecnia
Il fenomeno denunciato dagli agricoltori sta assumendo i connotati di una vera e propria emergenza. Colpa dei lupi o del randagismo?
La Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati sta discutendo due risoluzioni ( n. 7-00010 Faenzi e Oliverio e n. 7-00024 Bernini), in materia di danni causati all'agricoltura dalla fauna selvatica o inselvatichita.
La risoluzione dell'On Monica Faenzi, qualora approvata, impegna il Governo a promuovere iniziative di studio e di ricerca, con particolare riferimento alle iniziative per una strategia di conservazione del lupo, con azioni tese con azioni tese anche ad assumere in sede europea, le iniziative eventualmente necessarie. Lo scopo è di ridurre i conflitti tra le esigenze di tutela ambientale e quelle connesse all'esercizio delle attività economiche.

In alcune aree del territorio nazionale ad alta vocazione agricola, si è potuto constatare in particolare, un incremento della frequenza di attacchi da parte di lupi o altri canidi selvatici, agli allevamenti di ovini che ha causato un inasprimento della tensione sociale, soprattutto tra gli allevatori, nonché gravi danni al patrimonio zootecnico, con la conseguente cessazione dell'attività per molte aziende operanti nel settore, specie nelle aree interne ed economicamente più svantaggiate.

Ma le aggressioni, secondo quanto risulta da numerose valutazioni e ricerche scientifiche, sembrano siano imputabili non solo al lupo, ma anche ad altre tipologie di canidi selvatici, come i cani inselvatichiti e gli esemplari ibridi nati dall'incrocio tra lupi e cani vaganti rinselvatichiti, che mostrano lo stesso comportamento del lupo e la stessa capacità di attacco al bestiame domestico.

La presenza degli ibridi, confermata da analisi di laboratorio svolte in diverse aree rurali, pone anche il difficile problema di assicurare la piena applicazione della Direttiva Habitat , che richiede di proteggere le specie dalla competizione con varietà simili e dall'inquinamento della loro identità genetica; gli ibridi sono infatti assenti dalla normativa nazionale e comunitaria e pongono problemi di natura legale, tecnica e scientifica finora trascurati, la cui soluzione appare oggi centrale anche per una strategia di conservazione del lupo.

Con la risoluzione dell'On Massimiliano Bernini (riformulata rispetto al testo iniziale) si chiede anche un piano di indennizzo nazionale per gli agricoltori danneggiati e l'incentivazione di metodi ecologici per ridurre i danni, quali vigilanza del bestiame, reti, dissuasori e bande che limitino la velocità dei veicoli in strada dove l'attraversamento della fauna selvatica è un rischio reale.

L'On Bernini tende a mitigare il ruolo del lupo e punta il dito sul randagismo. "Si ignora - sostiene- che efficaci funzioni di controllo naturale risultano essere esercitate dai predatori e dai lupi in particolare, che nel nostro Paese rappresentano una esigua popolazione – valutata in 600 – 800 esemplari su tutto il territorio nazionale – ma che paradossalmente vengono accusati di causare danni alle attività economiche contro ogni ragionevolezza ed evidenza". Secondo Bernini "sarebbe opportuno che le politiche locali incentivassero, quindi, l'applicazione della legge n. 281 del 1991, limitando il randagismo e l'abbandono dei cani padronali, e quindi i danni commessi dai cosiddetti «ibridi» e dai cani rinselvatichiti".