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CORTE UE DIRITTI UMANI

Sanzioni contro i sanitari no vax: "non violati i diritti umani"

Sanzioni contro i sanitari no vax: "non violati i diritti umani"
Sono "manifestamente infondati" i reclami sollevati dinnanzi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo da un gruppo di Sanitari contro le sanzioni per mancata vaccinazione anti-Covid-19.

I ricorrenti- un gruppo di 26 professionisti sanitari e sociosanitari, fra cui sei cittadini di nazionalità italiana - lamentavano l'obbligo imposto loro di vaccinarsi e le conseguenze subite a seguito di tale rifiuto. Secondo i ricorrenti tali misure costituivano una discriminazione rispetto ai Colleghi sanitari vaccinati e che violavano la sfera privata, tutelata dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo.  Di diverso avviso la Corte che, con la sentenza pubblicata il 29 agosto, non ha ravvisato le violazioni lamentate.

No vax discriminati, sfera privata violata- I ricorrenti avevano rifiutato di vaccinarsi contro il Covid-19, di conseguenza sono stati colpiti da una o più misure, principalmente legate al loro esercizio professionale. Tra queste, la sospensione senza retribuzione oppure la riassegnazione ad un incarico diverso. Misure che, non essendo previste per i sanitari non vaccinati, costituirebbero una violazione dei principi di eguaglianza e di discriminazione. Alla Corte veniva quindi richiesto di giudicare se le misure fossero state “necessarie in una società democratica”.

"Reclami manifestamente infondati"- La Corte ha stabilito che "l'applicazione di misure a un numero esiguo di personale del Sistema Sanitario Pubblico non aveva superato la discrezionalità dello Stato, senza violare la sfera privata, tutelata dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo . La differenza di trattamento fra sanitari vaccinati e non vaccinati contro SARS CoV-2  era "oggettivamente giustificata". Nella sentenza,  si legge che "non era stato irragionevole attenuare le misure nei confronti delle persone vaccinate che erano state meno a rischio, mantenendole per coloro che, come i ricorrenti, erano rimasti a rischio e pertanto tale azione non poteva essere considerata discriminatoria". Quanto all'obbligo di mascherina e di distanziamento protettivo, si è trattato di "misure temporanee durante una pandemia globale di intensità limitata". 

La massima della Corte- Alla luce dell'ampia discrezionalità degli Stati in materia di politica sanitaria, la Corte ha ritenuto che le misure fossero proporzionate e giustificate in considerazione dell'obiettivo legittimo perseguito, in particolare, la salute della popolazione in generale, compresi gli stessi ricorrenti, e i diritti e le libertà altrui. Ha inoltre osservato che le perdite subite dai ricorrenti erano una conseguenza inevitabile di un contesto "eccezionale e imprevedibile" di una pandemia globale.

Il commento- Il Presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, ha commentato per Doctor33 la sentenza. Secondo il Presidente degli Ordini dei Medici, la Corte "ribadisce come l'interesse prioritario da parte di un legislatore, di uno Stato, di un governante debba essere quello della tutela della salute pubblica e quello di mettere in sicurezza i cittadini, anche quando decidono di non vaccinarsi, perché così sono anche i più esposti alle conseguenze dell'infezione". La sentenza europea, prosegue Anelli, evidenzia "che gli Ordini professionali, che sono enti pubblici dello Stato, abbiano svolto fino in fondo il compito assegnato che era quello di tutelare la salute pubblica in un momento difficile come è stato quello della pandemia, svolgendo adeguatamente il loro ruolo".  Infine, Anelli ricorda che la sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani si colloca "nel solco della sentenza della Corte Costituzionale italiana che aveva giudicato le misure adottate dal Governo del nostro Paese non sproporzionate, quindi adeguate alla situazione pandemica che era in atto".