Con queste premesse il Sen Antonio Tomassini, Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato e legislatore fra i più attivi nei confronti degli equidi, ha presentato una interrogazione parlamentare al Ministro dell'Economia e al ministro della Salute per chiedere di "differenziare tra le varie tipologie e i vari utilizzi del cavallo per prevedere l'esclusione dal redditometro della voce che si riferisce al possesso e alla cura dei cavalli da sella non classificati e degli animali di affezione in generale, considerato il valore sociale e terapeutico di tali animali".
Il Senatore osserva che "i cavalli e gli esseri umani interagiscono in una grande varietà di competizioni sportive e attività ricreative non competitive, così come in attività lavorative quali il lavoro della polizia, l'agricoltura, l'intrattenimento e la terapia; possono essere un giusto indicatore di reddito solo i cavalli di alto livello impegnati in attività sportive che conseguono reddito o che hanno un prezzo di mercato".
"Il cavallo da sella non classificato invece, che è rappresentato da oltre 800.000 esemplari in Italia, con un indotto di circa 2 milioni di cittadini e che rappresenta un animale d'affezione, non può essere preso come indicatore di capacità contributiva, in quanto non è indicativo della ricchezza del contribuente;il cavallo da sella non classificato svolge in più anche una funzione sociale e terapeutica quando impiegato in sanità nella riabilitazione equestre".
Secondo il senatore Tomassini "sostenere che possedere un animale domestico costituisca parametro economico denota mancanza di consapevolezza dell'enorme contributo anche di carattere sociale e terapeutico che questi animali assicurano ". E inoltre, "'inserimento delle cure veterinarie per gli animali domestici tra le spese sensibili nel redditometro potrebbe comportare gravi conseguenze sulla salute degli animali da compagnia".