• Utenti 11
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 31295
EUROPARLAMENTO

Carni Equine, confronto DGSANCO e Commissione ENVI

Carni Equine, confronto DGSANCO e Commissione ENVI
Gli eurodeputati chiedono controlli ed etichette più rigorose. Testori Coggi: il sistema ha tenuto.

La questione della carne equina non dichiarata è stata discussa dagli eurodeputati con la DGSANCO. La commissione Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare (Envi) del Parlamento Europeo ha reso noto la propria posizione dopo un dibattito allargato al Direttore generale Sanco, Paola Testori Coggi.

Riguardo la tracciabilità, Testori Coggi ha affermato che l'Ue dispone della migliore legislazione al mondo, tant'è che gli attori della frode sono stati scoperti e individuati granularmente: «il sistema ha funzionato».

I parlamentari hanno invocato maggiori test da fare lungo tutta la catena alimentare. Alcuni si sono concentrati maggiormente sull'aspetto della tracciabilità in etichetta, altri su quello del trattamento delle carni equine, a prescindere dal loro dichiarato utilizzo. Europarlamento24 ha raccolto le dichiarazioni di alcuni eurodeputati

Per Chris Davis la responsabilità deve ricadere sul produttore dell'alimento, al netto della prova che i controlli delle autorità nazionali devono essere fatti, e invoca sanzioni esemplari, applicabili su tutto il territorio europeo. Ma su questo punto Testori Coggi ha ricordato che applicare le sanzioni penali è prerogativa degli stati membri.

Per Andrea Zanoni «è fondamentale che l'Ue predisponga una normativa di tracciabilità obbligatoria e di scrupolosa indicazione in etichetta per tutti gli ingredienti, carni comprese, contenuti nei prodotti venduti sugli scaffali dei supermercati europei».

Per Carl Schlyter il problema è l'ossessiva ricerca del costo più basso che induce alla frode. Un'etichettatura sull'origine della carne obbligherebbe gli attori della catena alimentare a un rispetto più serrato dell'etica economica e quindi indurrebbe una riduzione del rischio.

Per Cristiana Muscardini ha fatto bene: «l'altissimo numero di controlli affidati all'Italia - ha detto in una nota la vicepresidente della Commissione Commercio internazionale del Parlamento europeo - non è commisurato alla produzione nazionale, ma al numero di equini vivi e di carni equine introdotti da altri Paesi dell'Unione europea, contravvenendo in questo modo ai principi della legislazione europea che imputa ai Paesi speditori, e non ai Paesi ricevitori, la garanzie sanitarie. Con l'adozione del principio del made in, invece, si farebbe un altro passo avanti nella direzione dell'informazione del consumatore».

pdfHORSE_MEAT_MEPS_DEMAND_TOUGHER_CONTROLS_AND_STRICTER_LABELLING.pdf1021.07 KB