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CONSERVATION EDUCATION

Il vero ruolo degli zoo che tutti dovrebbero conoscere

Il vero ruolo degli zoo che tutti dovrebbero conoscere
Si sa poco in Italia sulle reali funzioni dei giardini zoologici. Uno studio le ha messe in luce, spiegando perchè sarebbe un grave errore considerarle anacronistiche.


Cosa sappiamo in Italia degli zoo? L'interrogativo è della massima attualità, mentre tutto il Pianeta elabora politiche green e si interroga sul futuro della biodiversità. Il ruolo degli zoo come "centri di cultura naturalistica" è ben poco noto; difettano anche gli enti che non non dispongono delle necessarie conoscenze. Rimedia alla lacuna un documento appena pubblicato e fimato da esperti molto noti: Spartaco Gippoliti, Franco Andreone, Michele Capasso e Dario Fraschetti.

Con questo lavoro - intitolato Il ruolo contemporaneo dei giardini zoologici, fra educazione e conservazione della natura - gli autori evidenziano il ruolo effettivo dei giardini zoologici, con un particolare riferimento alla situazione delle strutture italiane e anche a alcuni problemi di sostenibilità- finanziaria più che ambientale-  che sono costrette ad affrontare.

Conservazione- I moderni giardini zoologici svolgono un rilevante lavoro di conservazione ‘ex-situ’ (inteso come allevamento di specie minacciate al di fuori del proprio ambiente naturale). Un approccio non modaiolo alla biodiversità apprezza il dato che vede gli zoo come le uniche istituzioni interessate a garantire un futuro anche a specie "neglette", come l’avvoltoio calvo.

Educazione
- Il fatto che si paghi un "biglietto" non ne fa dei luoghi ‘commerciali’. Con 140 milioni di persone che ogni anno visitano gli zoo europei, queste strutture svolgono una funzione educativa. Le maggiori organizzazioni internazionali parlano di ‘conservation education’. Ne parla diffusamente il recente Manifesto di Napoli per la Biodiversità a cui ha aderito anche la SIVAE (Società Italiana Veterinari per Animali Esotici). Non bisogna sottovalutare- avvertono gli autori-  l’influenza che le visite possono avere sui bambini, "i quali sono spesso assai più curiosi (e critici) degli adulti".

Ricerca- L’accesso a una grande varietà di specie non avvantaggia solamente i visitatori, ma anche i ricercatori per studi sulle specie selvatiche, difficilmente replicabili in altri contesti o in laboratorio. La quantità di ricerca che viene compiuta da mezzo secolo in campo comportamentale e fisiologico nei giardini zoologici è anche un’indiretta evidenza dei livelli di benessere.

In Italia norme più rigorose -  Nel documento non mancano riferiemnti alla normativa nazionale. In Italia, gli zoo sono disciplinati da una normativa ancor più rigorosa di quella europea, che richiede ad ogni struttura autorizzata di adempiere a funzioni di conservazione, educazione e ricerca "e non a una sola di esse, come invece prevede la direttiva originale"- fanno notare gli autori.

Urbanizzazione e zoo- Il nostro Paese, l'unico a non avere uno zoo fino al 1910 (eccettuato l'Acquario di  Napoli) ancora oggi si caratterizza per la scarsità di zoo urbani e di quelli supportati dalle amministrazioni locali (fanno eccezione il Bioparco di Roma e alcuni acquari civici). L’iniziativa privata ha conseguentemente sopperito all’assenza dello stato e degli enti locali e oggi esistono 35 strutture autorizzate con licenza zoo. In prospettiva, il processo di urbanizzazione rende ancora più evidente l'utilità di zoo urbani.

Sgravi finanziari- Gli zoo, per lopiù gestiti da società private e on aiutati dalle amministrazioni pubbliche italiane, non possono contare solo sulle entrate dei visitatori. Sottofinanziati e in crisi dopo un anno di lockdown, gli zoo non godono di adeguata attenzione finanziaria. "Sarebbe importante, anche solo simbolicamente, che lo Stato, in accordo con lo spirito del DL 73/2005, non facesse gravare le spese delle ispezioni annuali sulle spalle delle istituzioni interessate"- suggeriscono gli autori.

Pubblicazione integrale su giornalepan.it

Nella foto di corriere.it esemplari di lemuri del Bioparco di Roma