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NUOVO RAPPORTO ISTISAN

Epatite E, evidenze sul ruolo dei serbatoi animali

Epatite E, evidenze sul ruolo dei serbatoi animali
Uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità sul virus dell'Epatite E evidenzia il ruolo dei roditori quali "potenziali vettori per la diffusione del virus negli allevamenti suini".


"Alla luce della potenziale natura zoonotica di alcune specie di HEV, il ruolo dei nuovi serbatoi animali come fonte di infezione per l’uomo deve essere studiato in modo approfondito". E' la conclusione di uno studio "Epatite E nel mondo animale", di Luca De Sabato e Ilaria Di Bartolo pubblicato sull'ultimo Rapporto ISTISAN (Dipartimento di Sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria, Istituto Superiore di Sanità).

Gli autori aggiungono che studi più approfonditi "dovranno essere condotti in vitro, migliorando i sistemi di crescita del virus sulle cellule che sono ancora poco efficaci, ma anche attraverso il sequenziamento del genoma virale. Lo studio dell’evoluzione del virus e dei potenziali siti di legame alla cellula ospite aiuteranno a capire come il virus circoli nella popolazione animale e a identificare sottotipi o varianti virali che possono infettare l’uomo".

La pubblicazione mette in luce che nell’ultimo decennio il numero delle infezioni nell’uomo dovute al genotipo HEV-3 è aumentato in tutta Europa. Sono principalmente causate dal consumo di alimenti (crudi o poco cotti) di origine animale (suino, cinghiale e cervo) positivi al virus. "Di recente con l’avvento di tecniche molecolari sempre più sensibili, si sono scoperti molti serbatoi animali del virus e il numero di nuove varianti virali è molto aumentato, confermando un’ampia eterogeneità dei virus della famiglia Hepeviridae"- osservano gli autori.

Il contesto- Il virus dell’Epatite E (Hepatitis EVirus, HEV) è un virus a trasmissione oro-fecale che causa nell’uomo un’epatite acuta. In Italia e in Europa, il genotipo 3 è il più comune nei casi di malattia nell’uomo e nei serbatoi animali (suino, cinghiale, cervo). La via alimentare è la principale via di trasmissione. Casi di Epatite E sono stati causati dal consumo di salsicce di fegato di suino o cinghiale, in cui era presente il virus, consumati crudi o poco cotti.

Lo studio- L’attività svolta all’Istituto Superiore di Sanità (ISS) si è rivolta principalmente alla ricerca di HEV nel serbatoio animale e alla caratterizzazione molecolare dei ceppi circolanti per valutarne il potenziale zoonotico.

Suini- HEV-3 è stato identificato in tutti i punti della filiera di produzione del suino, dall’allevamento al punto vendita, con prevalenze elevate negli allevamenti anche in animali prossimi alla macellazione. I sieri e le feci prelevati da conigli da compagnia e da allevamento sono risultati negativi per la presenza di HEV ma positivi per anticorpi anti-HEV, confermando l’esposizione al virus.

Selvatici- Il virus circola anche nei selvatici. È stato identificato con prevalenze elevate in due popolazioni di cinghiali del centro e sud dell’Italia, evidenziando la circolazione di nuove varianti virali molto vicine a ceppi identificati nell’uomo. Inoltre, l’analisi degli anticorpi IgG anti-HEV ha evidenziato l’esposizione al virus in una popolazione di cervi da una zona dell’Italia centrale. Per valutare la circolazione del genotipo zoonotico e di altri virus della famiglia Hepeviridae, il genoma del virus è stato ricercato anche nei topi e nei ratti.

Ratti e topi- La ricerca del virus è stata effettuata nel contenuto intestinale e nel fegato di ratti e topi catturati all’interno di alcuni allevamenti suini. Un ratto è risultato positivo per un ceppo HEV-3 che era identico al ceppo circolante nei suini dello stesso allevamento. Inoltre, un secondo ratto era positivo per un ceppo di un’altra specie di HEV: HEV-C, il cui potenziale zoonotico non è ancora chiaro.
I risultati ottenuti evidenziano il ruolo dei roditori di potenziali vettori per la diffusione del virus negli allevamenti suini.

Rapporti ISTISAN 21/11

Contributi del Dipartimento di Sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria per un approccio One Health. 

A cura di Umberto Agrimi, Valeria Patriarca, Ivana Purificato