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L'INTERVISTA

Selvatici, Griglio: "Sorveglianza all'altezza della sfida"

Selvatici, Griglio: "Sorveglianza all'altezza della sfida"
Igiene urbana, sorveglianza della fauna selvatica e animali da compagnia: AboutPharma ha intervistato il vicepresidente ANMVI, Bartolomeo Griglio.


Dalla Peste Suina Africana ai gabbiani in città, "serve una sorveglianza veterinaria all’altezza della sfida". Lo spiega il Vicepresidente ANMVI con delega alla Medicina Pubblica, Bartolomeo Griglio in una lunga intervista per AboutPharma.
Griglio spiega perchè la sorveglianza della fauna selvatica sia diventata una priorità, per la tutela della salute pubblica, dell'economia, dell'ambiente, e di tutti gli animali, pet compresi.
Ma "se si riducono le risorse umane diventa difficile mantenere alto il livello di sorveglianza".

Fauna selvatica sentinella dell'inquinamento- “Sugli animali selvatici – spiega Griglio – si possono fare valutazioni di tipo ambientale, ricercando tracce di inquinamento chimico o anche fisico. Nel vercellese, ad esempio, è stato fatto uno studio sui cinghiali per verificare la presenza di radionuclidi, che risalgono all’incidente di Chernobyl. Questi animali si nutrono di erbe, funghi e tuberi che hanno accumulato residui radioattivi. Studiandoli si riesce a stimare le aree più contaminate e in alcuni casi si è arrivati ad escludere la macellazione dopo la caccia. Così la fauna selvatica diventa anche sentinella dell’inquinamento ambientale”.

Troppi chinghiali -“I cinghiali sono numerosissimi, non hanno più nemici naturali, ad esempio il lupo. Una popolazione di cinghiali eccessivamente densa fa sì che una malattia come la peste suina africana possa trasmettersi più facilmente. Gli abbattimenti selettivi periodici restano la risposta più efficace. Fino a qualche anno fa erano più diffusi, poi la crescita della sensibilità animalista e una maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica alla protezione degli animali, ha fatto sì che la politica evitasse di scendere su questo campo. Riducendo le campagne di abbattimento, aumenta il numero di animali”.

I costi per la collettività-  “I cinghiali, così numerosi, distruggono le colture o finiscono sulle strade, causano incidenti stradali che comportano ulteriori costi per la società, mentre con gli abbattimenti selettivi si recuperano le carni. La gestione degli incidenti stradali è complessa. Gli animali feriti – spiega il vicepresidente Anmvi – vengono curati, rimessi in libertà e poi magari cacciati. Quando vanno soppressi, c’è una duplice perdita: il costo per la distruzione della carcassa e il mancato recupero delle carni. Alcune Regioni hanno attivato sistemi per recuperare le carni degli animali selvatici coinvolti negli incidenti e destinarle a enti caritatevoli”.

I caprioli -“In alcune zone, ad esempio in Piemonte, i caprioli stanno distruggendo i boschi. Dove si produce legna – spiega Griglio – il bosco viene tagliato in determinati periodi. Di solito vengono lasciati i ceppi da cui nascono nuovi alberi. Su questi ceppi crescono i germogli di cui sono ghiotti i caprioli, che – mangiandoli – impediscono ai nuovi alberi di crescere. È per questo che in alcune aree si prova a circondare i ceppi con una rete. Altrimenti il bosco muore e si può immaginare l’impatto per la produzione di legna o per la tenuta dei terreni”.

Selvatici e animali da compagnia- Piccioni e  gabbiani nei centri urbani pongono un problema di diffusione di microrganismi. “Gli animali da compagnia vivono con l’uomo e quindi condividono lo stesso ambiente dove i microrganismi sono presenti. Diventano serbatoi di questi microrganismi e poi loro escretori attraverso le feci. Sicuramente meritano attenzione dei miceti (funghi microscopici), che possono essere trasmessi dagli uccelli sia agli animali che all’uomo. Ma va detto – conclude Griglio – che cani e gatti sono abbastanza resistenti”.

Salute, economia e ambiente, perché l’attenzione alla fauna selvatica deve restare alta