• Utenti 11
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 31274
LA TESTIMONIANZA

Da ricercatore non retribuito a ispettore veterinario in UK

Da ricercatore non retribuito a ispettore veterinario in UK
Dopo quattro anni di precariato all’università di Messina, fa a Liverpool il mestiere per cui ha studiato: quello di ispettore veterinario.

Chiamato da una multinazionale inglese, Carmelo Scattareggia, vive ed esercita in Inghilterra da un anno. Il Collega, siciliano 31enne, ambasciatore aziendale per l'Italia, ha raccontato la sua storia a Il Fatto Quotidiano.

L’episodio che lo ha convinto a scappare all’estero – racconta – è stata la richiesta del suo professore di lavorare gratis come ricercatore per sei mesi, nell'Ateneo messinese. “Mi disse che la mia borsa non poteva essere rinnovata, ma con un po’ di pazienza sarebbe stato approvato un altro progetto, e poi avrei avuto il mio spazio". Un esempio dei suoi studi è la pubblicazione "No bees no life”: La crisi del settore apistico e il crollo dei servizi ecosistemici. Le scienze sensoriali strumentali applicate al miele", di cui è primo autore.

"Non volevo fare il clinico e i concorsi sono fermi"-  Prima di lasciare l'Italia, dove si è laureato nel  2013,"ho iniziato a mandare curriculum alle cliniche private, nonostante non volessi fare il veterinario clinico- dichiara-  Ma i concorsi pubblici per il ruolo di ispettore, quello che interessava a me, sono fermi da 25 anni”.
Volato nel Regno Unito a novembre del 2017, "dopo un mese di training retribuito, e sottolineo retribuito, avevo il mio primo contratto a tempo pieno e indeterminato”.
Adesso, dopo due promozioni, Scattareggia abita e lavora a Chester, un sobborgo di Liverpool, a capo di un team che ha la responsabilità su 12 impianti.
Per conto del governo inglese, la sua azienda svolge ispezioni sanitarie in porti, aeroporti, macelli e altre strutture.

In piena Brexit- “All’inizio non è stato facile”, confessa. “Ho dovuto abituarmi a una certa spocchia dei colleghi inglesi, che ti guardano dall’alto in basso, convinti che gli italiani siano buoni solo a cucinare. Il fatto di essere arrivato in piena Brexit, poi, non ha aiutato. Ma ho fatto presto a liberarmi dal pregiudizio: la mia arma in più è stata l’abitudine al sacrificio, che mi ha portato ad accettare gli straordinari e i turni più scomodi, pur di non dire di no all’azienda".

Ambasciatore per l'Italia- Da luglio, Carmelo è stato nominato dalla sua azienda ambasciatore per l’Italia. Significa che, a intervalli regolari, incontra giovani veterinari italiani, magari precari e sottopagati come era lui fino a poco fa, e propone loro di percorrere la sua strada: emigrare in Inghilterra e lavorare per la sua azienda. “In pochi mesi ne ho già reclutati una trentina – racconta – e alcuni lavorano con me, nel mio team".

Working: lavorare e funzionare- "Quando il sistema intorno a te funziona, puoi dare il massimo di cui sei capace, chi ti osserva può notare le tue capacità e premiarti, e tutto l’ambiente di lavoro ne trae beneficio”, dichiara, spiegando che la parola "work", in inglese "significa lavoro, certo, ma è anche un verbo, indica qualcosa che funziona. Posso dire che qui, in Inghilterra, I’m working. In tutti i sensi”.

(fonte)