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SICUREZZA ALIMENTARE

Calabrese:'Figure competenti rimangono defilate e parlano poco'

Calabrese:'Figure competenti rimangono defilate e parlano poco'
Oltre alla lettura delle etichette, bisogna anche iniziare a distinguere la divulgazione scientifica dalle 'bufale'.
L'Italia è uno dei Paesi con i più alti livelli di controllo sulla sicurezza alimentare, ma non sempre questo basta a rassicurare i cittadini. Eppure i consumatori  hanno a loro volta un ruolo cruciale nella prevenzione dei rischi attraverso le loro scelte alimentari. Come si può far sì che i consumatori possano scegliere dei prodotti sicuri? L'interrogativo è stato al centro del Festival del Giornalismo Alimentare a Torino, dedicato all'informazione sul cibo.

Paure alimentari e miti contemporanei- "Le varie forme di comunicazione non esistono solo per dire la verità. La comunicazione è ambigua, piena di possibili malintesi e di possibili bugie, spesso involontarie. Compito del giornalista è cercare di smentire le bufale, ma anche aiutare le persone a capire perché si depositano energie in tante paure come quelle alimentari”. E’ stato Peppino Ortoleva, presidente del corso di Laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di Torino, a parlare di “Paure alimentari e miti contemporanei”.
In dialogo con Carlo De Blasio, caporedattore Rai Piemonte, Ortoleva ha spiegato che “i miti sono presenti in tutte le culture. Mentre quelli del passato erano soprattutto a tema sacrale, i miti di oggi invece hanno principalmente temi che riguardano le paure alimentari”. Tra i miti più diffusi in ogni epoca e luogo, la possibilità che il cibo contenga qualcosa di velenoso e possa nuocere non solo i singoli, ma intere comunità. “C’è poi la paura del cibo non naturale – ha aggiunto Ortoleva – come quello contenente Ogm. L’idea diffusa che il cibo faccia male sta diventando uno dei grandi temi della cultura contemporanea”.

Il cibo 'senza'- Non a caso, sugli scaffali dei supermercati si moltiplicano i prodotti “senza olio di palma”, “senza glutine”, “senza caffeina”. “Il cibo deprivato – ha aggiunto Ortoleva – nasce negli anni ’50 con il caffé decaffeinato, me è negli ultimi anni che ha avuto una grande diffusione. Si tratta di una gigantesca scoperta di marketing, si vendono prodotti grazie a quello che non contengono. E’ un marketing raffinato dal punto di vista dell’astuzia, si vendono prodotti costosi, per una fascia di mercato medio-alta”.

Chi sa parli- L'approccio dei cittadini alle informazioni sulla sicurezza alimentare è stato al centro del Festival del giornalismo "Spesso chi parla molto di questi argomenti non ha la preparazione necessaria, mentre le figure competenti rimangono defilate e parlano poco", ha commentato Giorgio Calabrese.