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SARDEGNA

Cani e selvatici avvelenati, primo caso di rinvio a giudizio

Cani e selvatici avvelenati, primo caso di rinvio a giudizio
Allevatore sardo rinviato a giudizio: avrebbe disseminato esche avvelenate in tutti i suoi terreni per difendere gli ovini dai predatori.


Rinvio a giudizio per un allevatore di Sassari. Il giudice per le indagini preliminari di Sassari ha così deciso a seguito di un’operazione del Corpo forestale e di Vigilanza ambientale della Sardegna. I reati contestati sono di uccisione e danneggiamento di animali altrui e di uccisione di selvatici protetti.
Si tratta del primo caso in Sardegna di rinvio a giudizio conseguente all’impiego di sostanze tossiche.

All'origine vi sarebbe stato l’interesse a proteggere dalla fauna selvatica - specialmente da predatori quali volpi, martore e altri- le sue pecore e agnelli.
L’accusa rivolta all’allevatore è di aver disseminato esche avvelenate in tutti i suoi terreni in agro di Laerru, dove avrebbe poi trasferito in sicurezza le sue pecore e gli agnelli.

Una catena di avvelenamenti- Le indagini della Procura sono iniziate nell'autunno del 2016, dopo che gli  agenti della Stazione Forestale di Nulvi avevano avuto notizia da alcuni cacciatori della morte dei propri cani per sospetto avvelenamento.
Gli accertamenti hanno messo in luce che già dal 2013 e dal 2014 diversi cani erano stati uccisi dal veleno e che nell’estate del 2015 si era registrato un crescendo di eventi delineavano una vera e propria strage, sino alle fino alle prime settimane del 2017. In pochi mesi è stato provocato l’avvelenamento di almeno quattordici cani domestici, per la gran parte con esiti letali, quattro gatti, un cinghiale e cinque corvi imperiali. A questo bilancio manca il conto di quegli animali, selvatici o meno, che sono andati a morire lontano dall’area interessata.
Le informazioni raccolte dai testimoni, la ricerca delle prove e gli altri elementi raccolti hanno consentito all’Autorità giudiziaria di procedere, qualche giorno fa, al rinvio a giudizio dell’allevatore.

Cani antiveleno- Alle indagini ha collaborato  il ‘Nucleo Cinofilo Antiveleno’ (NCA) che-  nell’ambito del progetto Life Under Griffon Wings finanziato dal Programma LIFE dell’Unione europea- conduce azioni specifica contro il fenomeno degli avvelenamenti, considerati una minaccia per la sopravvivenza dell’avvoltoio grifone in Sardegna. L’azione del NCA nel corso delle diverse ispezioni, col supporto del cane antiveleno King e del suo conduttore, un veterinario dell’Università di Sassari, ha permesso di risalire a una decina di siti critici con animali morti o tracce di veleno.
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna ha effettuato le analisi tossicologiche sulle carcasse degli animali e sugli altri reperti, hanno permesso di individuare le sostanze utilizzate per confezionare le esche avvelenate.

Cresce l'uso dei veleni- Lo studio dei casi di avvelenamento da parte dell’Istituto Zooprofilattico fa emergere che è sempre maggiore il numero di animali che muoiono per avvelenamento e che giungono nei loro laboratori. E sempre più spesso i fatti si verificano nelle immediate periferie o, addirittura, nei centri urbani, a dimostrazione che non si tratta soltanto di un reato confinato nel modo rurale. L’uso di sostanze tossiche, specialmente quelle più facilmente accessibili, che un tempo poteva essere una pratica in uso quasi esclusivamente nel mondo agropastorale per la difesa del bestiame o dei prodotti agricoli da topi, lumache o volpi, è oggi sempre più spesso rilevato vicino agli abitati rurali e in città, dove si registra un numero importante di casi, in genere letali. I danni non sono più, quindi solo alla fauna selvatica o ai cani randagi ma anche degli animali d’affezione, in quanto i veleni sono utilizzati con grave superficialità e per futili motivi: per zittire il cane del vicino che abbaia o fermare il gatto che rovina le piante del giardino. Le sostanze impiegate possono avere gli stessi esiti anche sulle persone e che possono costituire un grave rischio per la salute degli animali e degli umani anche solo per contatto.