Nessun esproprio e comunque è solo una proposta. Lo precisa l'ufficio stampa del ministro per la Cooperazione precisa. Rispetto a "valutazioni errate e commenti impropri sull'eventuale vendita delle case degli enti pubblici e delle casse previdenziali", l'ufficio stampa del ministro Riccardi precisa quanto segue: La proposta del ministro, ancora in fase di approfondimento, non prevede alcun obbligo - come pure è stato detto e scritto - di vendita agli inquilini dell'intero patrimonio immobiliare. Patrimonio, è bene ribadirlo, che resta nella piena disponibilità degli enti e della casse.
L'idea invece "riguarda esclusivamente quella parte di patrimonio - da più di 35 anni di proprietà degli enti - già messa in vendita o sul punto di esserlo (così come comunicato in Parlamento dai rappresentanti degli enti e delle casse) attraverso l'affidamento o la cessione a gruppi o fondi immobiliari. Unicamente in questi casi - e fatta ulteriore eccezione per gli immobili di lusso - si prevede la possibilità per l'inquilino di esercitare una sorta di prelazione a un prezzo equo. Prezzo che - a ben vedere - non si discosta molto, nella stragrande maggioranza dei casi, da quello che l'ente venditore ottiene dai gruppi immobiliari. Dunque nessun esproprio, nessuna aggressione o impoverimento dei bilanci degli enti o delle pensioni erogate. Ma solo la volontà di risolvere in modo moderno, con senso di equità e di giustizia, una tensione abitativa che in qualche caso sfiora la drammaticità".
L'ufficio stampa ricorda inoltre che l'attenzione per questo problema è stata sollecitata al ministro da molti sindaci di grandi città e di diverso orientamento politico, da numerosi prefetti nonché da parlamentari di vari gruppi. Alle Camere peraltro da anni si discute dell'argomento senza finora essere giunti ad alcuna conclusione concreta.