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COMMISSIONE GIUSTIZIA

Equo compenso, un errore blocca il varo della legge

Equo compenso, un errore blocca il varo della legge

Nulla di fatto, questa mattina, nella Commissione Giustizia del Senato, che avrebbe dovuto votare gli emendamenti e gli ordini del giorno depositati al disegno di legge sull'equo compenso.

La volontà della maggioranza di accelerare il varo dell'equo compenso si è scontrata con un errore formale nel testo. Iter bloccato. La Commissione Giustizia del Senato era già orientata all'approvazione definitiva del testo in sede deliberante, ma questa mattina ha subito un doppio stop. Secondo quanto riferisce all'ANSA il capogruppo del Pd nella II Commissione di palazzo Madama, il senatore Alfredo Bazoli, l'iter è stato rinviato alla prossima settimana per consentire ai  componenti dell'organismo parlamentare di seguire i lavori d'Aula.

Il testo in via di approvazione- La prima legge nazionale per l'equo compenso delle prestazioni professionali è il frutto dell'unificazione dei testi firmati da Fratelli d'Italia e della Lega. Il testo è stato ereditato dalla scorsa Legislatura, dove aveva già registrato significative convergenze da parte di tutte le forze parlamentari. Nella Legislatura in corso, la XIX, il Governo e la maggioranza hanno chiesto un iter celere di approvazione respingendo tutte le proposte di modifica avanzate alla Camera.

L'inghippo formale- Il testo è arrivato in Senato con la prospettiva di essere emanato in sede deliberante dalla Commissione Giustizia. Qui si è invece arenato fino alla prossima settimana anche a causa di un riferimento normativo sbagliato.
La legge fa ancora riferimento all'articolo 702-bis del codice di procedura civile che fino al 28 febbraio scorso disciplinava il rito semplificato, ma che è stato sostituito dalla «riforma Cartabia», il decreto legislativo 149/2022. La presenza nell'equo compenso di una norma abrogata potrebbe richiedere una modifica in Senato e di conseguenza il ritorno in terza lettura alla Camera.


Obiettivi del ddl- Il disegno di legge  ripropone il testo già approvato dalla Camera dei deputati nella XVIII legislatura ed è diretto ad assicurare tutela e garanzie a categorie professionali che hanno sofferto a fronte di rapporti squilibrati con i committenti. La Commissione Giustizia prende atto che il testo è  il frutto di un'importante attività conoscitiva svolta nella scorsa legislatura ed è fortemente voluto dall'Avvocatura. Si tratta di disposizioni che riequilibrano i rapporti di potere tra professionisti e committenti, spesso sbilanciati a favore di questi ultimi.

Questioni aperte- Sul ddl sono state sollevate obiezioni sia da parte delle rappresentanze professionali, Confprofessioni in testa, sia da alcune forze politiche. Le questioni irrisolte sono: 
- la sanzione deontologica per il professionista che non rispetta l'equo compenso
- la disposizione transitoria sull'inapplicabilità delle disposizioni del disegno di legge alle convenzioni in corso fra professionista e committente;
- i limiti dimensionali delle imprese alle quali il provvedimento è rivolto: sono vincolate ad ingaggiare professionisti ad "equo compenso" solo le imprese  al di sopra dei 50 dipendenti;
- le imprese e le professioni non regolamentate escluse dall'ambito applicativo

Emendamenti e odg- In Commissione Giustizia a Palazzo Madama sono stati presentati 33 emendamenti e 4 ordini del giorno. Secondo il quotidiano economico Italia Oggi potrebbe essere accolto soltanto un ordine del giorno, quello che impegna il governo a «valutare l'opportunità di adottare successive iniziative legislative finalizzate ad estendere ulteriormente la disciplina dell'equo compenso». A firmarlo senatori della maggioranza sensibili alle istanze delle professioni non regolamentate.

Il Ministro Calderone- Allineata alle esigenze di celerità della maggioranza, la titolare del Dicastero del Lavoro,  Marina Calderone, ha promesso il riesame delle criticità irrisolte al Tavolo permanente sul lavoro autonomo, attivato presso il Ministero del Lavoro all'inizio del suo mandato ministeriale.

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