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CONDANNA FISE

Dressagista mentì al veterinario «parlando di una colica»

Dressagista mentì al veterinario «parlando di una colica»
Il Tribunale della Federazione Italiana Sport Equestri ha condannato un dressagista per avere sottoposto Flambo ad allenamenti massacranti fino ad ucciderlo.
Maltrattò il cavallo che doveva addestrare. Lo fece «cadere provocando fratture» mortali. Lo costrinse a forza «a rialzarsi». Gli fece «somministrare farmaci» sbagliati che ne aumentarono le sofferenze. Mentì al veterinario «parlando di una colica». Sono le circostanze ricostruite dal tribunale sportivo che ha deciso di radiare l’atleta olimpico P.M., già coinvolto in un caso analogo nel 1998.

I fatti risalgono al 19 novembre 2014 all’interno di un centro ippico.«Il cavallo - si legge - faceva ingresso in campo intorno alle ore 10.00/10.30 in condizioni fisiche normali, senza alcun segno di sofferenza, fastidio o difficoltà nella deambulazione. Dopo circa venti minuti, mentre veniva fatto lavorare dal sig. M., dopo essere entrato in difesa ed essersi impennato, cadeva sul fianco destro accasciandosi al suolo ove rimaneva senza reagire agli incitamenti dello stesso M.che cercava di fare leva all’altezza della spalla destra al fine di farlo immediatamente rialzare: risultato raggiunto soltanto successivamente, sia pur con molta fatica, attraverso l’intervento di altre quattro persone».

Il cavallo si rialza ma è come ubriaco, sbanda, non sta in piedi: M. si confronta al telefono con il veterinario, parlandogli di colica. Gli vengono così somministrati farmaci sbagliati. «Di ulteriore gravità - si legge ancora - appare la condotta del M. successiva alla caduta del cavallo: questi - tenendo conto che, in relazione alla sua particolare esperienza e capacità, riconosciuta a livello nazionale e della conseguente notorietà, in nessun caso avrebbe potuto confondere i chiari sintomi riferiti dalle risultanze testimoniali con una mera colica - ha omesso di fornire informazioni di fondamentale rilevanza al veterinario contattato telefonicamente, non consentendo il necessario soccorso con un mezzo idoneo come ad esempio l’ambulanza, e il trasporto alla più vicina clinica veterinaria».

«Nessuna solidarietà o rammarico». La radiazione è l’unica condanna possibile anche perché - scrive il Tribunale - colpisce l’atteggiamento di M. che denota «la sua assoluta mancanza di resipiscenza»: il cavaliere «non ha mai espresso, sia pur incidentalmente, sentimenti di doverosa solidarietà nei confronti dell’animale o di rammarico per la triste vicenda dimostrando, in tal modo, notevole distacco e profonda indifferenza rispetto ai valori fondamentali condivisi dalla stessa Federazione Italiana Sport Equestri». (fonte: corriere.it)