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CORTE DI GIUSTIZIA UE

Benessere animale: quando è competenza UE e quando non lo è

Benessere animale: quando è competenza UE e quando non lo è
Nei Trattati dell'Unione Europea, non ci sono le basi legislative per l'adozione di atti comunitari sul benessere dei cani vaganti.
Lo spiegava, nel 2014, il Segretario generale della Commissione Europea in risposta ad un gruppo di attivisti che chiedeva il riconoscimento ufficiale di una petizione pubblica rivolta all'Esecutivo di Bruxelles. La lettera è tornata d'attualità in questi giorni, dopo la pronuncia della Corte di Giustizia Europea che ha convalidato le ragioni della Commissione: l'iniziativa popolare non è stata accolta perchè travalica le competenze legislative fissate dai Trattati (TFEU).

La petizione bocciata- La Commissione aveva rifiutato la registrazione della proposta di iniziativa popolare dal titolo «Ethics for Animals and Kids», promossa da un gruppo transnazionale di attivisti di vari Paesi dell'Unione (Austria, Germania, Romania, Regno Unito, Polonia, Paesi Bassi e Cipro) per chiedere iniziative legislative principalmente in favore dei cani randagi.
Su ricorso dei proponenti, la Corte di Giustizia Europea ha confermato la tesi della Commissione secondo la quale la petizione chiede un atto legislativo che "esula manifestamente dalla competenza della Commissione". Nessuna violazione dunque degli obblighi di tutela e nessuna decisione "arbitraria" da parte della Commissione, bensì la piena aderenza ai criteri di applicazione dei Trattati dell'Unione.
Non partirà la raccolta firme che i promotori avevano subordinato all'accoglimento da parte della Commissione. Le condizioni per la presentazione di iniziative popolari alla commissione europea sono disciplinate dal Regolamento UE 211/2011.

Su quali basi la UE legifera in materia di animal welfare?- "I poteri legislativi dell'Unione per migliorare il benessere degli animali- spiega il Segretario Generale Catherine Day- sono circoscritti alle politiche elencate dall'articolo 13 del TFEU, cioè agricoltura, trasporti, mercato interno, ricerca e sviluppo tecnologico".
Come già affermato dalla Corte Europea, "assicurare il benessere animale non rientra negli obiettivi del TEC (Trattato istitutivo della Comunità Europea)", nemmeno nell'articolo 33 del TEC relativo alla Politica Agricola Comune (PAC). "La Corte- aggiunge Day- ha assunto questa posizione tenendo conto del Protocollo sulla Protezione e il Benessere Animale che è allegato al TEC".
Fino ad oggi, l'Unione Europea ha legiferato sul benessere animale in relazione a politiche di mercato e ambientali (in particolare, in forza dell'articolo 43 (2) del TFEU-CAP 114 TFEU- Internal Market e 192- Protection of the Environment) pertanto, la legislazione adottata "ha contribuito al progresso di specifici obiettivi rientranti in queste materie". Al contrario, l'iniziativa legislativa proposta da Ethics for Animals and Kids "non avrebbe contribuito a nessuno dei predetti obiettivi e politiche fissate dai Trattati".

Gli stray dogs in Europa- Catherine Day esplicita che "l'adozione di misure per assicurare il benessere animale dei cani randagi in Europa  non rientra in nessuno degli obiettivi dei Trattati". Nemmeno negli obiettivi di politiche sociali (la petizione, citando anche la violenza sui randagi, chiamava in causa aspetti etici educativi e relazionali del rapporto cani-bambini).
"In conclusione, l'Unione non ha nessun potere di formulare e implementare politiche di protezione degli animali randagi per motivi di benessere. Queste politiche rimangono di esclusiva competenza degli Stati Membri".


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