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AGGIORNAMENTO DGSAF

Aviaria, i fattori dell'ondata epidemica in corso

Aviaria, i fattori dell'ondata epidemica in corso
Sono 241 i focolai notificati alla UE. Tra i fattori non solo quello "selvatico". Gli approfondimenti epidemiologici suggeriscono "una molteplice causalità nel determinismo della malattia".


Prosegue l’ondata epidemica nelle Regioni Veneto e Lombardia con la registrazione nell’ultima settimana di ulteriori 50 focolai nelle provincie di Verona (24) e Mantova (10), Brescia (6), Padova (6) ed infine Vicenza (4). In totale i focolai notificati agli organismi internazionali ad oggi sono 241. Le rilevazioni sono del Ministero della Salute che aggiorna i Servizi Veterinari e la Commissione Europea.

L'aggiornamento- a cura della Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari (Dgsaf)- registra nuovi casi anche sul fronte degli animali selvatici "segno della attiva circolazione del virus nell’ambiente". In particolare sono state confermate positività in airone cenerino in provincia di Foggia, gufo comune in provincia di Bergamo e gabbiano reale in provincia di Rovigo. Inoltre, "il perdurare della circolazione virale sta determinando il coinvolgimento di allevamenti di diverse tipologie di pollame: dopo i tacchini da carne abbiamo broiler, ovaiole ma anche alcuni allevamenti di fagiani e familiari"- afferma la direzione ministeriale nella nota diffusa oggi.

Gli approfondimenti epidemiologici sono in corso da parte dei servizi veterinari territoriali, degli osservatori regionali e del Centro di Referenza Nazionale per l'Influenza Aviare e stanno mettendo in luce "diversi elementi che suggeriscono una molteplice causalità nel determinismo della malattia". Infatti "se da un lato è ormai innegabile l’introduzione del virus (direttamente o tramite fattore umano) dal settore selvatico è anche vero che le intime connessioni logistiche e organizzative della filiera, l’elevata densità zootecnica del territorio, la persistenza in alcuni casi di debolezze sul fronte delle biosicurezze (sia strutturali ma forse ancor più a livello gestionale) e non ultime alcune criticità nella gestione dei focolai che ne hanno rallentato l’estinzione, hanno contribuito a diffondere l’epidemia nel territorio e a farla persistere sino ad oggi".

"Di particolare suggestione sembrerebbe anche l’osservazione che la ventilazione forzata, di cui negli ultimi anni si sono dotati molti allevamenti al fine di migliorare le condizioni di benessere degli animali, abbia un ruolo non trascurabile nella diffusione dell’infezione soprattutto in situazioni di particolare densità degli allevamenti.

Per quanto riguarda il controllo dell’epidemia, la Direzione ministeriale conclude ricordando l'ampliamento della Zona di ulteriore restrizione (ZUR) definita con il dispositivo dirigenziale del 18 dicembre.  Per gli aspetti connessi con la prevenzione umana, in particolare modo degli operatori e dei dipendenti degli allevamenti e della filiera avicola, la nota rimanda alla circolare della Direzione Generale della Prevenzione dell' 8 dicembre scorso.

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