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LA RISPOSTA

Piano Lupo: correlazione fra randagismo e rimozione del lupo

Piano Lupo: correlazione fra randagismo e rimozione del lupo
Le azioni di prevenzione "costituiscono un elemento di fondo irrinunciabile per avanzare l’eventuale richiesta di rimozione di un lupo".
Il Ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti ha risposto in Aula ad una interpellanza urgente dell'On Paolo Bernini (M5S) sul Piano Lupo. Il documento che, dopo il rinvio tecnico voluto dalle Regioni, dovrebbe essere votato giovedì prossimo, non è pubblico. "Rispetto alla possibilità di rendere pubblico il Piano prima della sua approvazione da parte della Conferenza - ha detto il Ministro- si segnala che di prassi, fino alla chiusura del procedimento, tali atti sono riservati e accessibili solo alle Amministrazioni concertanti".

Mentre si sprecano i commenti e le indiscrezioni sulle 22 azioni di cui si compone il Piano, Galletti le ha illustrate alla Camera, sottolineando che "esse non rappresentano assolutamente l’apertura della caccia al lupo o un mezzo di controllo della specie, trattandosi, peraltro, di attività vietate per legge". In sintesi:
-misure per la prevenzione dei danni da predazione,
-nucleo antibracconaggio composto dai Carabinieri forestali e dalle polizie locali,
-addestramento di cani al rilievo di bocconi avvelenati,
-vaccinazioni dei cani randagi per ridurre l’ibridazione con i lupi e le predazioni altrimenti spesso attribuite ai lupi,
-una più stretta regolamentazione dello strumento delle deroghe al divieto generale di rimozione già previsto dalla legislazione vigente.

Le deroghe in questione "sono autorizzabili solo a seguito di precise condizioni e in piena conformità con la normativa comunitaria e nazionale" ha spiegato il Ministro, aggiungendo che il Piano "non preclude in via assoluta la possibilità del ricorso ad una deroga, che in particolari situazioni critiche potrebbe rappresentare l’unico strumento risolutivo, a condizione che siano stati soddisfatti tutti i prerequisiti previsti", vale a dire: la richiesta di deroga avanzata dall’Amministrazione regionale, "che quindi ha il pieno controllo sull’attivazione del processo" e la documentazione prodotta dalla Regione che attesti:
- lo stato favorevole della popolazione del lupo e la non incidenza della deroga sulla conservazione della popolazione stessa;
- la messa in opera delle più idonee misure di prevenzione e di controllo del randagismo canino;
- l’assenza di altre soluzioni valide;
- la documentazione prodotta dalla Regione sull’attuazione delle misure di competenza previste dal Piano.

ISPRA è chiamata ad una valutazione caso per caso e deve accertare la sussistenza di tali requisiti e la piena rispondenza delle condizioni fissate dalla normativa vigente per questo tipo di deroga. Solo a seguito del parere di ISPRA il Ministero può autorizzare la rimozione di singoli individui, in un contesto che deve mantenere un carattere di eccezionalità.
"Si tratta di un procedimento amministrativo molto elaborato- ha detto Galletti- che è sottoposto ad un parere dell’ISPRA e che non costituisce un automatico riconoscimento della deroga.


"Mi piacerebbe - ha concluso- che su un tema tanto serio per la difesa della nostra biodiversità il dibattito venisse animato proprio da una base scientifica e di buonsenso, non viziato da approcci demagogici senza ragion d'essere".

Il lupo in Italia è una fra la specie più studiate e meglio conosciute, con una popolazione minima stimata di 1070 individui per la popolazione appenninica e di 100 individui per la popolazione alpina.La forte ripresa del lupo negli ultimi decenni ha portato a riconoscere la specie in uno stato di conservazione soddisfacente rispetto ai parametri della Direttiva “Habitat” e a migliorare la sua classificazione da minacciata a vulnerabile nella classificazione della lista rossa IUCN, rappresentando gli esiti di un successo per il nostro Paese.

Per assicurare una maggiore e più coerente gestione e conservazione del lupo, a partire dal 2016 è stato avviato un lavoro per la redazione di un nuovo Piano di azione per il lupo.
L’ultimo Piano redatto da ISPRA, risaliva al 2002.