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STABILIZZAZIONI

Sanità, il precariato nel SSN, nelle Regioni e negli IZS

Sanità, il precariato nel SSN, nelle Regioni e negli IZS
Negli IZS lavora il 7,59% di precari. Nelle Regioni la percentuale più alta è in Val D'Aosta. Flessibilità al minimo in Piemonte.
Dal Conto annuale 2011, a cura della Ragioneria di Stato, emerge che la maggior percentuale di precari sul numero di dipendenti del Ssn è in Valle d'Aosta con il 18,34%, seguita dalla Sicilia con l'11,61%, dal Molise con il 10,69% e dalla Sardegna con 10,37 per cento. Al contrario, ad avere una percentuale minore di contratti flessibili è il Piemonte (1,80%), seguito da Veneto (1,81%), Toscana (2,44%), Campania (2,72%), Liguria (3%) e Friuli Venzia Giulia (3,65%). Sotto la media nazionale dei precari in sanità del 5,16% ci sono poi Emilia Romagna, Trento e Calabria.

La maggior parte dei precari nel Ssn è donna: il 5,47% di tutto il personale rispetto al 4,58% di uomini a livello nazionale (il 68% di tutti i precari). In base alla geografia del precariato in sanità, curata dal Sole 24 Ore, nelle Asl il 5,21% dei precari è donna e il 4,30% è uomo.

Nel tempo, le unità di personale con contratto a tempo determinato hanno segnato un incremento complessivo e fra i comparti che mostrano i maggiori incrementi nell'utilizzo di tale tipologia contrattuale figura il Servizio Sanitario Nazionale. I contratti di collaborazione coordinata e continuativa hanno rappresentato la tipologia di prestazione professionale ricorrente nei comparti Servizio Sanitario nazionale. Il ricorso al co.co.pro è diffuso negli Istituti Zooprofilattici per inquadrare i Laureati in Medicina Veterinaria e negli anni è cresciuto il numero di medici veterinari in posizioni di flessibilità dai 5 anni in su, il cui rinnovo contrattuale si lega ai finanziamenti destinati ai vari progetti di ricerca.

Dal triennio 2007-2009 sono state avviate politiche di riduzione della spesa per il personale (comprensivo di quello precario), imponendo in particolare agli  enti del SSN l'adozione delle misure necessarie a garantire il contenimento della spesa complessiva di personale - comprensiva di quella relativa al personale con rapporto di lavoro a tempo determinato, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa o che presta servizio con altre forme di rapporto di lavoro flessibile o con convenzioni.  Alle politiche di risparmio sono state abbinati interventi di riassorbimento dell'eccesso di precariato creatosi negli anni per ricondurre la dimensione del fenomeno entro i limiti fisiologici.

La normativa nazionale che fino ad ora ha consentito la stabilizzazione del personale precario è la seguente: Legge 27 dicembre 2006 n. 296 (legge finanziaria 2007) art. 1 commi 519, 520, 521, 558, 565 e 940; Legge 24 dicembre 2007 n. 244 (legge finanziaria 2008) art. 3 comma 90, 92, 94, 95, 96 e 97; D.L. 1 luglio 2009 n. 78 convertito in legge 3 agosto 2009, n. 102 art. 17 commi 10, 11 e 12. In totale si è avuta la stabilizzazione di oltre 71.000 persone, con interventi che negli ultimi anni si sono concentrati soprattutto nella sanità e negli enti locali.

In sanità, l'intervento che si prefigge il Governo Letta è 'strutturale': si prevede l'emanazione di un decreto ad hoc del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottare entro tre mesi dall'entrata in vigore del decreto legge, su proposta del Ministro della salute. Il contenuto del decreto sarà condiviso con le Regioni e le Province Autonome e il percorso attuativo sarà di competenza di queste ultime. Come dichiarato al Ministro della Pubblica Amministrazione Gianpiero D'Alia il Governo ha deciso di "affidare alla trattativa Stato e Regioni le modalità di attuazione della disciplina per le procedure selettive". "Queste categorie hanno ordinamento specifico, ad esempio i dirigenti medici per cui è giusto costruire un sistema" ad hoc con le Regioni".

Audito in Parlamento, lo scorso mese di giugno, D'Alia ha dichiarato: "Una soluzione duratura s'impone ed essa non potrà che contemplare forme di reclutamento stabili, debitamente autorizzate entro i limiti
previsti, secondo quanto stabilisce la legge di stabilità 2013".