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DIPENDENTI EXMINSAL, A BRUXELLES... DA PRECARI

DIPENDENTI EXMINSAL, A BRUXELLES... DA PRECARI
Vengono inviati a Bruxelles a rappresentare l'Italia nei tavoli tecnici, mandano avanti intere strutture e gestiscono le emergenze per la salute animale e la sicurezza alimentare. Ma sono precari e lo sono da molto tempo. La stabilizzazione non arriva e la loro posizione contrattuale-lavorativa è sempre più incerta.

Gestiscono le emergenze sanitarie nel nostro Paese, garantiscono la sicurezza delle merci in entrata in porti e aeroporti, rappresentano l'Italia in Europa esprimendo persino il voto quando si tratta di intervenire sulle politiche che riguardano la salute animale e la sicurezza degli alimenti.

Eppure, in maggioranza sono precari. Si tratta dei veterinari dell'ex ministero della Salute: per ogni assunto tre non sono "stabilizzati". In pratica circa 200 persone, con una media di 10 anni di precariato alle spalle, ma c'è chi aspetta da 22 anni il contratto. "Il nostro lavoro è fondamentale per la sicurezza della salute del nostro Paese.


Ci vengono assegnati incarichi importanti e di rappresentanza. Ma poi, come lavoratori, non ci viene riconosciuta la dignità necessaria", spiega all'Adnkronos Salute Pasquale Simonetti, uno dei 200 precari, durante il sit-in del 14 luglio scorso dei lavoratori dell'ex ministero della Salute a Roma, in agitazione contro l'accorpamento nel ministero del Welfare, il precariato, i tagli a personale e stipendi. "Il nostro lavoro è determinante nella tutela della salute pubblica - aggiunge Girolmina Falcone - perché mandiamo avanti intere strutture. Si pensi che nell'ufficio che gestisce le emergenze c'è un solo contrattualizzato e sette precari". A parte il mancato riconoscimento dei diritti ci sono anche problemi pratici. "Quando siamo inviati a Bruxelles, a rappresentare l'Italia nei tavoli tecnici - spiega Simonetti - non abbiamo garantiti i rimborsi per interi. A volte siamo costretti a programmare riunione e rientro a distanza di poche ore, magari tornando di notte".


Per Simonetti, "è ovvio che serviamo al ministero - continua - credo che, visto anche il numero esiguo, è indispensabile pensare a una stabilizzazione, valutando la particolarità della nostra professione". Quello dei veterinari però, non è l'unico caso di precariato che mette a rischio la tutela della salute animale e degli alimenti nel nostro Paese. C'è anche la particolare situazione dei 50 operatori, i vincitori di concorso, "tecnici del settore della prevenzione, della vigilanza e del controllo" assunti con contratto a tempo determinato, con scadenza al primo settembre 2009, e uno stipendio di 1.100 euro al mese.


Personale addetto ai controlli pratici delle merci che entrano e circolano nel nostro Paese, che, con le Finanziarie 2007 e 2008, avevano visto concretizzate le speranze di un contratto a tempo indeterminato, perché c'erano tutti i requisiti richiesti. Ma la stabilizzazione non c'è stata e le nuove proposte di legge rendono meno chiara la loro posizione contrattuale-lavorativa. "Svolgiamo un lavoro utile per la tutela della salute pubblica - spiegano alcuni dei 50 tecnici - la nostra stabilizzazione non costerebbe molto, visti i nostri stipendi e il numero esiguo. Ma ancora oggi ci tengono sulla corda". (Adnkronos Salute)