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FALSA CHIANINA, UNA RETE DALL’UMBRIA AL VENETO

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La maxi operazione “Labirinto”, avviata dal NAS a Perugia, è arrivata nel veronese. Tre allevatori sono così finiti, a metà ottobre, nelle maglie della giustizia e una grossa azienda è stata posta sotto sequestro. Gli indagati, secondo l’accusa, avevano ideato un sistema per commercializzare bovini destinati alla macellazione, e quindi al consumo alimentare, spacciandoli per razze di pregio come la Chianina mentre si trattava di animali di minore qualità spesso non sottoposti alle verifiche veterinarie di legge. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere riguardano, tra l’altro, un veterinario dipendente Asl. Per episodi analoghi, ma isolati secondo gli inquirenti, in una prima fase dell’inchiesta erano stati denunciati a piede libero, in Umbria, altri 250 tra allevatori, commercianti e veterinari liberi professionisti. “L’efficacia e la tempestività dei controlli effettuati dal servizio sanitario regionale hanno fatto emergere in Umbria la frode in commercio della carne chianina. E’ la riprova che le verifiche sanitarie e qualitative funzionano, i consumatori devono quindi stare tranquilli”: queste le assicurazioni espresse nei giorni scorsi dal vice presidente della Giunta regionale dell’Umbria ed assessore alle politiche agro-alimentari, Carlo Liviantoni, nel corso della conferenza stampa per fare il punto sulla vicenda delle false certificazioni della carne chianina in Umbria. Presente anche il responsabile del Servizio veterinario della Regione Umbria Gonario Guaitini. “C’è un sistema capillare di verifiche – ha detto Liviantoni – in cui le istituzioni, a cominciare dalla Regione, sono presenti in prima persona e con grande senso di responsabilità. Ciò ha consentito di evidenziare le incongruenze e quindi di far scattare il meccanismo di repressione frodi. Nelle fitta rete dei controlli può sempre esserci una maglia impazzita attraverso la quale passano comportamenti illeciti, che in questo caso hanno riguardato la sfera commerciale e non sanitaria. D’altra parte – ha aggiunto Liviantoni – l’attualità e il futuro dell’Umbria si giocano sulla qualità, a cui è legata la stessa immagine della regione. Per questo come Giunta regionale lavoreremo, insieme ai servizi preposti ed alle categorie interessate del mondo agricolo e zootecnico, per potenziare il percorso di certificazione di tutta la filiera. A tal fine – ha concluso Liviantoni - valuteremo la necessità di nuovi provvedimenti e l’utilizzo di strumenti altamente innovativi messi a disposizione dalle più moderne tecnologie, come ad esempio, l’uso del DNA per la tracciabilità dell’animale, dalla nascita alla morte”. L’accertamento delle falsificazioni – ha spiegato Guaitini nel tracciare il quadro degli avvenimenti - è avvenuto nel 2006 durante i controlli effettuati dai servizi veterinari competenti nei mattatoi di Foligno e Perugia. Dai controlli emergeva infatti la presenza di bovini meticci non corrispondenti a quanto dichiarato nel “passaporto” dell’animale. Da qui la segnalazione alle autorità competenti e l’avvio delle indagini. Rispetto alla vigilanza sugli allevamenti Guaitini ha ricordato che, in base alle disposizioni regionali e ministeriali, i Servizi delle “Asl” controllano annualmente almeno il 5 per cento delle stalle presenti sul territorio regionale e che, a febbraio 2007, la Regione Umbria ordinò controlli straordinari su circa 200 stalle umbre a rischio per un totale di circa 4mila capi, in quanto risultavano difformi rispetto ai dati della Banca dati nazionale (“Bdn”) che contiene l’anagrafe nazionale delle specie zootecniche. L’elenco delle aziende controllate è stato poi fornito ai “Nas” che hanno operato, in stretta collaborazione con i preposti servizi delle “Asl”, ulteriori sopralluoghi ed accertamenti nei mesi di marzo e aprile 2007. Le segnalazioni complessivamente fatte alle Procure di Perugia, Foligno, Spoleto, Terni ed Orvieto da parte dei Servizi Veterinari sono state oltre 40. L’esperienza maturata in Umbria sul fronte dei controlli e delle verifiche – ha concluso Guaitini – ha portato il Ministero della salute ad accogliere la proposta avanzata dalla Regione di modificare, ad ulteriore garanzia dei consumatori, il sistema informatico della Banca dati nazionale inserendo il blocco di iscrizione del bovino se la razza del vitello è difforme da quella della madre”. ( fonte: Umbria Notizie)