• Utenti 11
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 31487

AVIARIA, MARANGON: AIUTARE LA TURCHIA

Immagine
L'esplosione di nuovi focolai di influenza aviaria in Turchia ''non rappresenta un ulteriore rischio per l'Italia''. Ne e' sicuro il direttore sanitario dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, Stefano Marangon, rientrato ieri dalla missione promossa dall'Oms e della Commissione europea nella provincia turca di Van e nella zona orientale del paese, al confine con Iran e Armenia, con l'obiettivo di valutare e fare chiarezza sulla reale situazione nella regione a seguito dell'emergenza legata all'influenza aviaria. ''I focolai in Turchia - ha affermato Marangon, che ha partecipato alla missione in qualita' di esperto del network veterinario Oie-Fao per l'influenza aviaria - non rappresentano un fattore di ulteriore o nuovo rischio per l'Italia, mentre il rischio di diffusione dell'infezione - ha precisato - potrebbe piuttosto riguardare le regioni asiatiche confinanti alla Turchia, come Iran e Armenia''. Quanto al contagio umano, ''la situazione verificatasi nel paese - ha sottolineato l'esperto - non e' diversa rispetto a quanto gia' accaduto in Asia, dove il virus dell'influenza aviaria si e' diffuso nel pollame e la trasmissione all'uomo si e' determinata a seguito del contatto diretto tra pollame infetto e l'uomo''. In altri termini, ha ribadito Marangon, non si tratta di contagio da uomo a uomo. Al momento, secondo l'esperto, la situazione in Turchia e' ''abbastanza stabile''. I tre bambini deceduti dopo essere stati infettati dal virus H5N1, ha precisato, ''rappresentano infatti anche i primi casi di contagio umano nel paese, a seguito dei quali sono state adottate misure dimostratesi in grado di contenere la diffusione del virus. A partire dalla somministrazione precoce dell'antivirale Tamiflu ai pazienti che giungono negli ospedali con sintomi sospetti, una profilassi - ha commentato - che sta dando buoni risultati''. Un dato comunque e' certo: ''I casi di contagio umano - ha detto l'esperto - sono dovuti al contatto diretto con pollame infetto; si sta cioe' verificando quanto gia' osservato nei paesi asiatici''. Quanto all'Italia, ''la situazione non e' cambiata: non e' naturalmente possibile fare previsioni precise - ha rilevato Marangon - ma i focolai turchi non rappresentano un ulteriore rischio e nel periodo invernale i flussi migratori sono comunque ridotti, il che diminuisce il rischio del propagarsi dell'influenza aviaria attraverso gli uccelli selvatici''. Non ci sono, cioe', flussi di uccelli migratori dalla Turchia all'Italia e l'infezione e' al momento presente nel pollame di allevamento e dunque stanziale nel paese. Per questo, gli esperti ritengono improbabile che i focolai verificatisi in Turchia possano in qualche modo 'minacciare' l'Italia, mentre il rischio potrebbe essere concreto per le regioni confinanti con i villaggi turchi contaminati. Senza dubbio, ha proseguito Marangon, ''si tratta di una situazione grave per la Turchia, sia perche' sussiste un rischio per la salute dei cittadini, sia per le conseguenze economiche che inevitabilmente peseranno sul paese a seguito dell'abbattimento dei volatili di allevamento''. Per questo, ha concluso, ''e' fondamentale che la comunita' internazionale supporti il governo turco nelle misure di contenimento dell'infezione''. (ANSA).