La Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani in merito alla malattia “Influenza Aviaria” evidenzia come da più parti siano state diffuse in merito notizie incomplete e forvianti, se non eccessivamente allarmistiche, che hanno consolidato nella popolazione sentimenti di paura e preoccupazione relative alla potenzialità del virus di causare episodi di pandemia
A ricaduta si è registrata una sensibile ed ingiustificata riduzione del consumo di carni avicole, percepite erroneamente come potenzialmente pericolose (di fatto, i virus influenzali sono inattivati già con una cottura a 70°C).
Una completa e corretta disamina della situazione avrebbe dovuto evidenziare, invece, il ruolo e le capacità messe in campo dalla “professione veterinaria”, dimostrate in tutta evidenza negli ultimi episodi d’influenza aviaria nelle specie avicole.
Tale presenza capillare ha consentito di diagnosticare la malattia e di mettere in atto tutta una serie di misure di monitoraggio, controllo e biosicurezza in grado di eradicare i focolai d’infezione in tempi molto brevi.
L’eradicazione degli episodi d’influenza aviaria sostenuti da virus a bassa virulenza impedisce, infatti, la comparsa d’infezioni ad alta virulenza, non consentendo al virus, di fatto, di mutare e ricombinarsi acquisendo la capacità di infettare l’uomo ed eventualmente replicare nei tessuti umani.
Di questo devono essere informati i cittadini: la prevenzione dell’influenza aviare è affidata principalmente alle misure di monitoraggio e prevenzione sugli animali, che si realizzano intensificando la rete dei controlli, delocalizzando gli allevamenti nelle zone ad alta densità animale, applicando rigide misure di biosicurezza; attività queste garantite in Italia dai medici veterinari pubblici (Ministero della Salute, Aziende Sanitarie locali Istituti zooprofilattici sperimentali) e privati.