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PROFESSIONI, UE: TROPPE REGOLE IN ITALIA

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Sono “abbastanza deludenti” per l'Esecutivo di Bruxelles i progressi fatti dagli stati membri nel campo della deregolamentazione delle professioni. Dal febbraio del 2004, mese in cui la Commissione Europea pubblicò il suo primo rapporto, poco o nulla è stato fatto sul fronte delle riforme di regolamenti che impediscono alle professioni di adeguarsi a criteri di competitività. Diciotto mesi dopo, Jonathan Todd, portavoce della Commissaria Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, ha presentato una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori per abbattere le barriere alla concorrenza. Ne emerge una fotografia a luci e ombre, che riconosce all'Italia la volonta' di cambiare lo status quo, ma la relega agli ultimi posti in fatto di regolamentazione del sistema. ''Solo la Danimarca, l'Olanda e il Regno Unito hanno fatto buoni progressi sul fronte delle riforme di questi regolamenti - ha dichiarato - quindi la Commissione esorta gli altri stati membri a fare lo stesso alla luce dell'importanza dei servizi professionali per l'economia dell'Unione e per la competitivita' di tutta l'Europa''. Gia' lo scorso luglio, i servizi della Direzione generale Mercato interno si erano mossi contro l'Italia inviando a Roma due lettere di messa in mora (primo passo della procedura di infrazione delle normative comunitarie) per tentare di abbattere i tariffari obbligatori di architetti, ingegneri e avvocati. Questa volta l'iniziativa arriva dalla Kroes, secondo la quale gli stati membri ''devono trasformare in azioni concrete l'impegno politico preso al Consiglio europeo del marzo 2005''. In particolare, il nuovo rapporto indica che l'Italia ha un livello di regolamentazione di circa 32 punti, cioe' vicino al massimo di 34 registrato dalla Grecia. In particolare, nel caso dell'Italia i servizi della Dg Concorrenza sottolineano tra l'altro l'esistenza di tariffari fissi per i notai (insieme ad altri 11 paesi) e osservano che il Governo riconosce la necessita' di abolire le restrizioni all'accesso per i commercialisti, gli ingegneri, i farmacisti, gli avvocati e gli architetti. Lo studio sottolinea poi che le restrizioni sulla pubblicita' per i servizi professionali, danneggiano i consumatori e la competitività dell’Europa. Se tra un paio d'anni non saranno stati fatti progressi sostanziali -ha spiegato oggi Todd - la Commissione rivedrà le sue opzioni su come affrontare la situazione, ma noi pensiamo che gli stati membri siano nella migliore posizione per prendere le misure necessarie'' Per l'Italia, comunque, lo studio non riserva solo brutte notizie. Se la Grecia non ha fatto assolutamente niente negli ultimi 18 mesi per correggere la situazione (insieme a Repubblica Ceca, Cipro, Finlandia, Malta, Spagna e Svezia), il Governo nazionale (insieme a quelli di Belgio, Lussemburgo e Polonia) ha avviato un 'esame analitico' del da farsi.(ANSA).