E’ del 20 luglio il comunicato trasmesso all’ANMVI da Sergio Flamigni, presidente del Raggruppamento Guardie Ecologiche della polizia zoofila di Forlì. Flamigni informa che nell’ambito dell’attività di prevenzione e lotta contro il randagismo e il maltrattamento della popolazione canina, a seguito delle violazioni rilevate, ha denunciato all’Autorità Giudiziaria un cacciatore forlivese. “La scena che si presentava agli occhi degli agenti intervenuti – spiega Flamigni- era particolarmente pietosa. Il cane da caccia, di razza Setter, femmina, rinchiuso in un sudicio box, costretto ad indossare un collare elettrico antiabbaio ( strumento finalmente considerato di tortura e quindi vietato dalla normativa penale), era pure afflitto da una dermatite acuta verosimilmente a causa di una fortissima infestazione di ectoparassiti, i quali trovavano sicuramente le condizioni ambientali ottimali per la loro riproduzione”.
Il cacciatore, al qual è stato subito notificato il provvedimento di sequestro penale del cane e del collare elettrico, ora rischia, nell’insieme, data la correlazione tra diversi articoli del codice penale, la reclusione sino a tre anni o la multa sino a 35.000 euro. L’accertamento, ha inoltre necessitato della collaborazione del personale medico del Servizio Veterinario dell’AUSL di Forlì diretto dal Dott. Rodingo Usberti, di un Perito Elettrotecnico iscritto all’albo dei CTU ( consulente tecnico d’ufficio) del Tribunale di Forlì e del supporto di un Ufficiale di PG della Polizia Municipale di Forlì. Al Nucleo di Polizia Zoofila del Raggruppamento Guardie Ecologiche di Forlì spiegano che, dopo lo studio della specifica tematica, la modifica del Codice Penale nonché con l’introduzione della Legge 20 luglio 2004 n. 189 e probabilmente grazie anche ai recenti filmati prodotti da “ Striscia la Notizia”, il Ministro della Salute Storace ha emesso una Ordinanza Ministeriale precisamente riferita all’uso di collari elettrici sia antiabbaio che da addestramento ( con telecomando) e di ogni altro strumento similare.
“ Sono atti criminali- commenta Flamigni- , che riteniamo possano essere compiuti da chi nel cane vede un mero strumento, un oggetto, o addirittura una macchina da combattimento, un’arma. Certamente questi metodi possono essere utilizzati non solo al fine di rendere depresso ed instabile il mite Setter, ma anche con lo scopo di trasformare in aggressivo e pericoloso un caratteriale Rottweiler, Pitbull o Pastore del Caucaso. L’uso di tali strumenti è proibito e perseguito penalmente in tutto il territorio nazionale, ci aspettiamo quindi, in ogni Comune, se è possibile, un’Ordinanza Sindacale che li vieti.Considerata la facile reperibilità sul mercato, la loro totale inutilità (visti i precetti normativi) e la loro dannosità crediamo che sia opportuno un immediato provvedimento” All’ANMVI le guardie ecologiche della polizia zoofila di Forlì si erano rivolte chiedendo pareri sulle conseguenze clinico-comportamentali sull’animale costretto da attrezzature coercitive. L’Ordinanza del Ministro Storace ha favorito la possibilità di intervenire su indagini in corso da parecchi mesi.