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TUTELA ANIMALE, PRIMO INCONTRO AL MINSAL

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La riunione tenutasi lunedì pomeriggio al Ministero della Salute ha segnato l’inizio dei lavori della Commissione per la Tuelea degli Animali da Compagnia, la Commissione istituita per decreto dal Ministro Sirchia. Scopo della Commissione sarà individuare e valutare le circostanze che per ora hanno reso applicata (e applicabile) solo in minima parte la legge quadro 281 del 1991 che dopo ben 13 anni dalla sua compilazione non è riuscita a promuovere omogeneamente sul territorio nazionale gli obiettivi da raggiungere (idem per l’accordo Stato/Regioni). Stesso discorso sul benessere animale (criteri da stabilire).
Inizialmente il dottor Sergio Papalia, Dirigente dell’Ufficio XI del Ministero ha fatto un breve resoconto di quella che è la situazione attuale anche dal punto di vista delle disponibilità economiche. I fondi pare vengano distribuiti alle varie regioni in base al numero di cani e gatti (di proprietà), in base al numero di randagi stimati e il base al numero delle strutture che li gestiscono sul territorio. Ritengo che paradossalmente vengano penalizzate da questa ripartizione le regioni che meglio gestiscono il problema randagismo, che non può mai essere considerato risolto ma solo gestito al meglio, fatto che costa risorse, tempo e conoscenza accurata del fenomeno.
Dai dati forniti al MinSal apparirebbe quasi in diminuzione il numero dei cani “randagi” in regioni particolarmente colpite dal fenomeno (Campania), ma praticamente tutti i partecipanti alla riunione hanno contestato la validità delle cifre fornite data la difficoltà insita nello stesso censimento di animali vaganti sul territorio (difficile sia individuarli sia stimarli).
Non è chiaro inoltre se le cifre fornite dal MinSal si riferiscono ai soli cani vaganti o anche ad animali ricoverati in strutture ufficiali e non (pare sia la somma dei due, ma a questo punto manca la specifica delle voci). È emersa da più punti la necessità dell’immediata o quanto meno rapida attivazione sul territorio nazionale dell’anagrafe canina basata sul microchip dato che se convivono diverse modalità di identificazione dei soggetti sarà sempre difficoltoso restituire ai legittimi proprietari i cani persi, soprattutto per le situazioni di confine tra diverse regioni che applicano sistemi diversi.
Ho fatto presente la modalità con la quale per ora si prevede la nazionalità dell’anagrafe (rintracciabilità delle partite di microchip) che ritengo inutile e fonte di futuri guai dato che si attribuisce alle ditte la responsabilità di individuare la destinazione dei microchip, segue ulteriore passaggio al grossista e quindi – forse – al vet se risiede nella regione del grossista). Concordo con i Colleghi Raimondo Colangeli (SISCA) e Giovanni Petroccia (FNOVI) sulla necessità di una banca dati centrale (accessibile alle sole ASL) che renda possibile l’identificazione diretta del cane dal numero di microchip evitando i passaggi previsti che rallentano e probabilmente rendono bassa l’efficienza del sistema. La Commissione ha suddiviso i lavori fra due sottogruppi: uno tecnico che si occuperà della valutazione e possibile correzione delle variabili che concorrono al fenomeno dell’abbandono e un altro che invece si occuperà della comunicazione/educazione con il pubblico.
Laura Torriani, Segretario ANMVI