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CORTE EUROPEA

Il numero chiuso non viola il diritto allo studio

Il numero chiuso non viola il diritto allo studio
Prevedere un numero programmato e test d'ingresso è "ragionevole" e non viola il diritto allo studio.
Si erano appellati all'articolo 2 del Protocollo, quello che tutela il diritto allo studio, otto studenti che non erano riusciti a superare i testi di ammissione a Medicina e a Odontoiatria. Secondo gli studenti ricorrenti, le restrizioni imposte dalla Legge italiana, ovvero il numero programmato in alcune Facoltà e la selezione di accesso, non sarebbero compatibili con il diritto allo studio universitario.

Ma la Corte Europea dei Diritti Umani- con la sentenza di ieri sul caso sollevato per la prima volta nella storia dall'Italia- ha concluso che gli Stati che programmano l'accesso ai corsi di laurea non eccedono la loro facoltà di regolamentare l'accesso alla formazione universitaria.

Si tratta di conclusioni prefigurate dal Ministro dell'Università Francesco Profumo, nei suoi numerosi interventi sull'esigenza di mantenere i test di ingresso, pur riconoscendone l'opportunità di una revisione.

La sentenza della Corte svolge considerazioni sulla legittimità del principio di proporzionalità fra fabbisogno e occupazione. In Italia, il Consiglio di Stato ha rinviato la questione del numero programmato ad una pronuncia di costituzionalità. Casus belli il test unico e le graduatorie dei singoli Atenei che violerebbero il principio di uguaglianza. La Corte Costituzionale  chiarirà se è legittimo il diritto all'accesso all'istruzione universitaria come disciplinato dalla legge 264/99.