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RISCHIO BIOLOGICO COVID-19

Macelli italiani, testimonianze di neutralizzazione del rischio

Macelli italiani, testimonianze di neutralizzazione del rischio
In Italia condizioni del tutto diverse. Il rischio zero "non esiste" ma l'Italia ha un modello di neutralizzazione del rischio. Testimonianze di Veterinari dei macelli.

Mentre i vertici del mattatoio tedesco Tonnies dichiarano “Accettiamo le nostre responsabilità”, il dibattito sui focolai di Covid-19 in grandi stabilimenti tedeschi, americani e brasiliani assume i connotati del precariato occupazionale e delle tutele sui luoghi di lavoro. 
Le carni non c'entrano. Per Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, la diffusione di Covid-19 nei macelli tedeschi "è legata al fatto che da sempre in Germania si utilizzano cooperative dell’Est Europa che si spostano da un macello all’altro in condizioni e standard di lavoro in Italia assolutamente non consentiti".

"Se confrontiamo questi dati tedeschi - aggiunge Scordamaglia- con quelli delle principali industrie delle carni italiane localizzate in regioni ad alto rischio per i contagi come Lombardia ed Emilia, che sono anche le più grandi d’Europa, vediamo che nelle nostre aziende il fenomeno delle infezioni è stato praticamente inesistente con tassi di incidenza nei lavoratori inferiori, anche nel massimo dell’emergenza Covid, alla media delle stesse province". 
All'inizio di aprile, tre lavoratori di Inalca erano risultati positivi al Coronavirus, un tecnico di laboratorio, un contabile e un operaio della linea di lavorazione. Lo stabilimento aveva applicato i protocolli anti-contagio. Per Scordamaglia, la differenza fra la situazione italiana e altrove si spiega con "controlli più seri e frequenti e diversi standard lavorativi".

Qui il video I racconti della Sanità Pubblica nei macelli durante la pandemia con interviste a: Marina Perri (Responsabile Unità di Sanità Pubblica Veterinaria, Macello Tre Valli, AUSL Modena) Giorgio Cuoghi (Responsabile Unità di Sanità Pubblica Veterinaria, Macello Inalca, AUSL Modena) Bruno Lontani (Direttore Sanità Pubblica Veterinaria - AUSL Romagna).

Aldo Grasselli (FVM Sivemp) cita il caso del focolaio Covid dello stabilimento di macellazione di Palo del Colle (BA): "I Servizi Veterinari, Servizi di Igiene e i Servizi di Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dei Dipartimenti di Prevenzione hanno saputo isolare e neutralizzare tempestivamente il focolaio Covid dello stabilimento, dove su 600 addetti, oltre 100 sono risultati positivi al tampone, sia soprattutto perché i lavoratori del settore carni godono delle tutele preventive del dlgs 81/2008".

La chiave di volta è la collaborazione tra veterinari igienisti degli alimenti e medici (in particolare medici igienisti e medici del lavoro), come da tempo chiedono OMS e OIE (Organizzazione mondiale per la salute animale). “Tuttavia, nonostante le diverse condizioni, anche in Italia il rischio zero non esiste. Le patologie non conoscono frontiere – ha ribadito Grasselli – e non concedono tregue e disattenzioni. Quindi è importante un’analisi costante dei fattori di rischio"

"Considerato che COVID-19 è un fenomeno nuovo, di cui anche gli scienziati hanno parziale certezza, è necessario implementare progressivamente le linee guida per rimuovere i fattori di rischio e per poter agire in maniera appropriata e neutralizzare tempestivamente eventuali nuovi focolai, intercettando il prima possibile le persone colpite dal virus per isolate e azzerare il contagio”- conclude Grasselli.