• Utenti 11
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 31295
BIODIVERSITA IN PERICOLO

ANMVI Abruzzo: incendi disastrosi gravidi di conseguenze

ANMVI Abruzzo: incendi disastrosi gravidi di conseguenze
Non è finita l'emergenza incendi che da troppi giorni flagella l'Abruzzo. Nota stampa del Presidente ANMVI ABRUZZO Marco della Torre.
Tre Procure stanno indagando sugli incendi che da una decina di giorni coprono un'area di ottanta Comuni abruzzesi con 7.400 ettari in fumo e pesantissime conseguenze per l'ecosistema e la biodiversità dei territori naturali della regione. L’Aquila, Sulmona e Avezzano sono i centri in prima linea.

Il Presidente di ANMVI Abruzzo, Marco Della Torre, ha diffuso una nota in cui descrive una situazione "disastrosa e penosa", con enormi ripercussioni sulla fauna selvatica locale e sulle popolazioni domestiche, i pascoli in primo luogo, ma anche sui cani e gatti dei centri abitati più esposti ai fumi tossici.

A Sulmona le polveri degli incendi si sono visibilmente depositate sulle auto. La nota diffusa oggi invita i proprietari di cani e gatti a non lasciare liberi i propri animali all'aperto, a non avvicinarsi alle aree invase dal fumo e a contattare il proprio medico veterinario in caso di esposizione a sostanze tossiche che, depositandosi a terra, rappresentano un rischio maggiore per gli animali da compagnia. In caso di disturbi respiratori, l'invito è di portare il cane o il gatto in visita dal Medico Veterinario, che potrà escludere o trattare una eventuale intossicazione.

Ma l'amarezza più grande è per i territori naturali, che stanno subendo ingenti perdite faunistiche, e per la pastorizia. L'attività dolosa - fa notare Della Torre- è avvenuta in un territorio che ha perso gli equilibri consolidati, dove i pascoli disseccati hanno favorito la propagazione delle fiamme e dove gli equilibri tra le specie selvatiche, quelle domestiche e l'uomo si erano già gravemente alterati.
Oltre a depauperare la ricchissima biodiversità abruzzese, gli incendi comportano il rischio di un ulteriore avvicinamento ai territori antropizzati dei selvatici in fuga, ad esempio i cinghiali.

Ce n'è abbastanza -conclude la nota -per un serio ripensamento, ad emergenza rientrata, della gestione degli ecosistemi locale, a partire da un piano di gestione della popolazione selvatica che tenga conto delle perdite subite, anche con ripensamenti sul prelievo venatorio, per finire con iniziative di recupero della millenaria pastorizia tradizionale.

Incendi, ecco le novanta piaghe che affliggono l’Abruzzo