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REATI CONTRO GLI ANIMALI

Deroga al divieto di catena: non servirà il certificato veterinario

Deroga al divieto di catena: non servirà il certificato veterinario
Approvato, con il parere favorevole del Governo, un emendamento della Commissione Giustizia che sopprime la certificazione veterinaria nella deroga al divieto di catena.
Dopo due giorni di dibattito, ieri sera la Camera dei Deputati ha concluso l'esame della proposta di legge Brambilla e altri, in materia di reati contro gli animali. Il testo passa al Senato con le modifiche apportate dalle Commissioni Giustizia, Agricoltura e Bilancio.

Divieto e deroghe all'uso della catena- Respinti tutti gli emendamenti presentati in Aula dai deputati (qui il fascicolo completo) mentre è passato- con il parere favorevole del Sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari-  l'emendamento presentato dalla Commissione Giustizia sull'articolo 10 che vieta la detenzione di animali di affezione alla catena. Le "ragioni sanitarie" per l'uso della catena non dovranno più essere certificate dal medico veterinario. 

Il nuovo articolo 10 recita: "Al proprietario o al detentore, anche temporaneo, di animali di affezione è fatto divieto di custodirli nel luogo di detenzione e dimora tenendoli legati con la catena o con altro strumento di contenzione similare che ne impedisca il movimento, salvo che ciò sia imposto da documentate ragioni sanitarie o da temporanee esigenze di sicurezza. Confermata la sanzione amministrativa in caso di violazione del divieto, da 500 a 5.000 euro.

La questione del divieto della catena è risultata controversa. Da un lato, la Commissione Agricoltura aveva chiesto la soppressione dell'articolo 10; dall'altro, in Aula sono state criticate le deroghe a un divieto che si sarebbe voluto assoluto. L'On Susanna Chierchi (M5S) e Devis Dori (AVS) hanno parlato di "un peggioramento rispetto al testo, perché, se quelle ragioni sanitarie non vengono certificate da un medico veterinario, potranno essere eccepite sulla base di autodichiarazioni e di autogiustificazioni della condotta".  L'onorevole Maria Chiara Gadda (Italia Viva) è intervenuta per dichiarare il voto contrario sia ad emendamenti interamente soppressivi del divieto della catenasia ad emendamenti soppressivi delle deroghe. "Ci sono situazioni temporanee di esigenze di sicurezza, quali per esempio l'attività di toelettatura, che certe volte richiedono l'utilizzo della catena per la sicurezza dell'animale stesso. Espungere dal testo le temporanee esigenze di sicurezza non credo sia un'attività di buon senso"- ha dichiarato la deputata.

Circostanze aggravanti- La Commissione Giustizia ha presentato un secondo emendamento, approvato dall'Aula, sulle circostanze aggravanti: le pene per i reati contro gli animali sono aumentate "se l’autore diffonde, attraverso strumenti informatici o telematici, immagini, video o altre rappresentazioni del fatto commesso". L'emendamento riscrive la prima formulazione della circostanza aggravante ("se i fatti sono diffusi attraverso strumenti informatici o telematici").

Il divieto di detenzione a catena entra nel codice penale