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INTERVISTA

Melosi (ANMVI): i costi dei farmaci e i pet tassati come un lusso

Melosi (ANMVI): i costi dei farmaci e i pet tassati come un lusso
Costi in aumento, lo Stato però potrebbe avere un ruolo per contenerli. Intervista al Presidente ANMVI "per fare chiarezza sui costi nascosti dei farmaci veterinari".

«Oggi gli animali vengono considerati al pari dei beni di lusso, le loro spese vengono tassate con l'Iva al 22%, la stessa che c'è sui liquori». Così Marco Melosi, presidente dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (Anmvi), intervistato da Maria Neve Iervolino di Kodami Fan Page .

Per fare chiarezza sui "costi nascosti dei farmaci veterinari", la giornalista chiede perchè, a parità di principio attivo i farmaci veterinari costano più di quelli umani.  "È indubbio - risponde Melosi- che la maggior parte dei farmaci veterinari costino di più di quelli umani pur contenendo lo stesso principio attivo. Le ragioni sono molte. La prima è che non esiste un tavolo di concertazione per i farmaci veterinaria. In umana l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) quando deve immettere sul mercato un nuovo farmaco apre un tavolo di confronto dove viene stabilito il prezzo finale. Questo non accade in veterinaria, quindi oggi sono le aziende decidono loro che prezzo imporre, sulla base di una serie di fattori.

"La decisione  sui costi- spiega Melosi- è frutto di una serie di momenti diversi. Innanzitutto il mercato del farmaco veterinario è circa il 4% di quello umano. Nel caso dell'umano i costi di produzione vengono spalmati su migliaia e migliaia di confezioni vendute, mentre in veterinaria le quantità sono molto ridotte, questo ovviamente può incidere sul prezzo. Il secondo aspetto riguarda le linee di produzione: la maggior parte dei prodotti veterinari oggi hanno degli "appetizzanti" per rendere più facile la somministrazione. Questo vuol dire che non si possono utilizzare le stesse linee di produzione umane perché i prodotti per cani e gatti utilizzano ingredienti diversi".

Sulla registrazione del farmaco, Melosi specifica che nel caso dell'uomo viene fatta un'unica registrazione per la specie umana, ma quando si parla di un farmaco veterinario la registrazione deve essere diversa per ogni specie animale. Spesso si tratta anche di 4 o 5 registrazioni a seconda delle specie animali alle quali è destinato il farmaco veterinario, e ognuna ha un proprio dossier.

Sul ricorso ai medicinali ad uso umano, Melosi spiega: "Deve essere chiaro ai consumatori che noi non possiamo prescrivere il farmaco umano. Esiste un regolamento europeo, recepito anche dall'Italia, che obbliga il veterinario a utilizzare il farmaco veterinario, si può fare eccezione solo nel caso in cui il farmaco veterinario non esista, ma si tratta di casi abbastanza rari".
Un impiego non consentito dalla legge può costare al Veterinario  "sanzioni che possono arrivare fino a 15 mila euro".

Ma c'è un'altro motivo: "Il farmaco veterinario, al contrario di quello umano, viene testato per la compatibilità con gli animali non solo per quanto riguarda il principio attivo, ma anche per gli eccipienti, è quindi più sicuro- spiega il Presidente ANMVI. I farmaci generici veterinaria esistono e quindi un po' il prezzo si è abbassato, anche se non sono tanti. Contribuiscono a ridurre i costi anche prediligere le confezioni multiblister rispetto alle confezioni a imballaggio singolo- ricorda Melosi.

"Quello che farebbe davvero la differenza è l'aumento delle detrazioni per le spese veterinarie"- secondo il Presidente ANMVI. Se è vero che  la sensibilità della nostra società nei confronti del mondo animale è aumentata, "il Ministero della Salute deve intervenire in questa direzione aumentando le detrazioni. Inoltre, i cani sono considerati al pari di beni di lusso: l'Iva sulle prestazioni veterinarie è del 22%, la stessa che c'è sui liquori, mentre su altri generi alimentari o su altre prestazioni è molto più bassa. Ad esempio, quando si va dal medico in umana l'Iva non c'è affatto. Speriamo che il Governo agisca per aumentare le detrazioni"- conclude.