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UNIVERSITA’, CATANZARO “SPENTA”, SASSARI A RISCHIO

UNIVERSITA’, CATANZARO “SPENTA”, SASSARI A RISCHIO
Dal prossimo anno accademico a Catanzaro non ci saranno immatricolazioni a veterinaria. Il decreto Gelmini ha "tagliato" l'interateneo calabrese e messo a dura prova anche la facoltà di Sassari. Il rettore Mastino: «Spenderò tutte le mie forze per evitare la chiusura di una facoltà storica e unica in Sardegna".

Con il Decreto dell'8 Luglio il Ministero dell'Università ha soppresso il primo anno del corso di laurea in medicina veterinaria all'Università di Catanzaro. Durante l'estate, una lettera firmata da alcuni studenti universitari ha parlato di "una brutta botta per la nostra città perché investe il settore universitario che costituisce la base essenziale per lo sviluppo e la crescita di ogni città e di ogni comunità". Gli studenti hanno chiesto al Rettore dell'Università di Catanzaro e al Sindaco Olivo di valutare anche il ricorso al TAR. L'appello degli studenti ha ricevuto la solidarietà del Movimento per le autonomie.


Lo stesso decreto ministeriale ha messo in difficoltà la Facoltà di Veterinaria di Sassari. L'aver fatto scendere da 38 a 34 il numero di matricole che potranno essere ammesse al prossimo anno accademico è stato visto come un "segnale" sinistro per l'Ateneo a rischio di chiusura se non riuscirà a compiere un salto di qualità entro il 2013. Quella sassarese risulta ancora non accreditata dall'European Association of Establishmentas of Veterinary Education (EAEVE). Il rischio che si corre è la chiusura della Facoltà. L'ultima visita della EAEVE alla facoltà sassarese fu nel 1998 e allora, riferisce La Nuova Sardegna, non superò la prova.

La Nuova Sardegna,in questi giorni ha riportato le parole preoccupate del rettore dell'Università di Sassari, Attilio Mastino:«L'Ateneo sta attivamente lavorando per arrivare alla costruzione dell'Ospedale Veterinario e per innalzare i parametri produttivi in vista della valutazione europea che si prevede fissata per il 2013». Il rettore Mastino afferma che sono stati fatti grandi passi sul fronte dell'ospedale veterinario. «Abbiamo il progetto, verrà realizzato dietro l'attuale facoltà di via Vienna: ci siamo accordati con il Comune e in cambio della licenza a costruire abbiamo ceduto una parte della nostra area per parcheggi. Per l'azienda zootecnica non si esclude la possibilità di realizzarla a Ottava, dove ne possediamo una situata su ottanta ettari». Il rettore quindi annuncia: «Spenderò tutte le mie forze per evitare la chiusura di una facoltà storica e unica in Sardegna che ha un valore importante in una realtà come la nostra: sarebbe una perdita per l'intera isola che dobbiamo scongiurare».

Il Magnifico ha fatto presente la situazione critica di Veterinaria a tutti i parlamentari eletti in Sardegna ottenendo già la solidarietà del deputato del Pdl Bruno Murgia e della senatrice del gruppo misto Luciana Sbarbati. Entrambi hanno chiesto con interrogazioni al ministro Mariastella Gelmini un differimento della data del 2013 perché la facoltà possa adeguarsi ai ferrei standard di qualità richiesti dall'Unione europea ed ottenere così la certificazione Eaeve (European Association of Establishments of Veterinary Education) senza la quale non potrebbe più stare sul mercato.

Ma il problema è anche quello delle risorse.

«Nello scorso maggio era stato fatto presente all'assessore regionale all'Agricoltura Andrea Prato che servivano 50 milioni per mettere in regola la facoltà ed evitare la sua scomparsa dall'Accademia», afferma il preside di Veterinaria Salvatore Naitana. Però in tutti questi anni sembra piuttosto aver regnato l'immobilismo. Agli inizi del 2000 si era aperta la possibilità di realizzare l'azienda zootecnica nella piana di Chilivani, a costo zero per l'acquisizione dei terreni. Poi la giunta Soru propose Mamuntanas. In entrambi i casi tutto finì in una bolla di sapone.

«Ma adesso la ricreazione è finita: non si può sprecare altro tempo - afferma Andrea Sarria, presidente dell'Ordine dei veterinari. Tutti insieme dobbiamo decidere se vogliamo salvare la facoltà oppure no, e anche le istituzioni del territorio e la Regione facciano la loro parte».