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LA CERTIFICAZIONE DEI RAPPORTI DI LAVORO

LA CERTIFICAZIONE DEI RAPPORTI DI LAVORO
I rapporti vanno fondati sul basilare principio dello "stare ai patti". Lavoratore e committente possono definire la fattispecie contrattuale uscendo dall'equivoco della subordinazione.  Il giuslavorista Michele Tiraboschi, rilancia la certificazione dei rapporti di lavoro. Scotti: laboratorio di idee per Confprofessioni.

In tema di riforma del lavoro, Michele Tiraboschi ha firmato un importante articolo per il Sole 24 Ore. "Le tesi esposte dal Prof. Tiraboschi, uno dei più eminenti giuslavoristi del panorama nazionale, già collaboratore di Marco Biagi e oggi ascoltato esperto del Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sono un laboratorio di idee per Confprofessioni - spiega Carlo Scotti- che in questi mesi è impegnata, sotto la spinta dell'ANMVI, a cercare una soluzione innovativa ai rapporti di lavoro tra liberi professionisti che offra gli strumenti giuridici per uscire dall'equivoco del lavoro subordinato, o peggio del sommerso".


Tiraboschi parla di "rilancio a tutto campo della certificazione come importante strumento diretto a deflazionare l'imponente contenzioso in materia di lavoro. Eppure il ricorso alla certificazione sarebbe di grande utilità per cementare rapporti di lavoro leali. Rapporti fondati sul basilare principio dello "stare ai patti". Mettendo in chiaro, anticipa-tamente, quali sono le ragioni che legittimano il ricorso a una particolare tipologia contrattuale. La certificazione, grazie alla assistenza tecnica di una commissione imparziale e autorevole, consentirebbe alle parti di esprimere in modo informato e consapevole la loro reale volontà superando l'idea che i lavoratori siano sempre e necessariamente dei minus habentes".


"La genuinità del singolo rapporto - prosegue il giuslavorista- non può poi che essere stabilita caso per caso, valutando le condizioni pattuite tra le parti e le specifiche modalità di svolgi-mento e di esecuzione della suddetta attività. Di qui la rilevanza attribuita alla certificazione del rapporto. Conviene al lavoratore che ha la garanzia che il contratto rispetti i predetti criteri stabiliti dalla legge, dalla prassi ministeriale e dalla giurispru-denza. Conviene al committente, che ha la garanzia circa la tenuta del contratto certificato. Conviene infine all'amministrazione della giustizia e degli enti di accertamento, posto che l'indagine giudiziale o ispettiva verterà unicamente sulla eventuale erronea qualificazione del contratto operata dalla commissione di certificazione o dall'accertamento della difformità tra il contratto certificato e la sua successiva esecuzione".