• Utenti 11
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 31290

CRISI, LE PROFESSIONI NON SONO UN CORPO ESTRANEO

CRISI, LE PROFESSIONI NON SONO UN CORPO ESTRANEO
"C'è un equivoco di fondo nella politica italiana che impedisce alle professioni intellettuali di affermarsi come forza propulsiva del Paese. Restiamo un corpo estraneo all'economia nazionale". Alla conferenza nazionale di Sirmione, Confprofessioni ha lanciato un nuovo messaggio al Governo: combattere la crisi sostenendo anche le libere professioni.

Anche gli studi professionali sentono la crisi. Di questo si è discusso alla prima conferenza nazionale di Confprofessioni si è chiusa venerdì scorso a Sirmione, sulle rive del Garda. Quaranta delegati provenienti da quattordici regioni riuniti dalla Giunta Esecutiva che vede tra i suoi componenti Carlo Scotti per la veterinaria. Presenti, fra gli altri Francesco Giacomin, ex direttore generale di Confartigianato e attuale consigliere di Unicredit, insieme a Michele Tiraboschi, consulente del ministro Sacconi.


Anche le professioni vogliono gli ammortizzatori sociali: più cassa integrazione oltre quella che hanno già ottenuto, il bonus occupazione, incentivi agli investimenti e, non ultimo, il diritto d'accesso alla moratoria bancaria visto che le parcelle vengono pagate con ritardi ormai mostruosi mentre le spese, a cominciare dagli stipendi dei collaboratori, hanno scadenze mensili.

«La flessione dell'industria ha determinato, nei primi sei mesi, un calo del 30% del giro d'affari con punte maggiori per ingegneri e architetti che hanno risentito della caduta del mattone». A lanciare l'allarme Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, parte sociale riconosciuta al ministero del Welfare e quindi autorizzata a partecipare ai tavoli negoziali.

«C'è un equivoco di fondo nella politica italiana che impedisce alle professioni intellettuali di affermarsi come forza propulsiva del Paese -aggiunge Gaetano Stella- Restiamo un corpo estraneo all'economia nazionale».
Tutta l'attenzione infatti resta concentrata sull'industria. Tutti gli interventi del governo sono tagliati sulle esigenze di Confindustria. Il modello contrattuale è quello che va bene alla Marcegaglia. «Ma ormai il settore dei servizi è prevalente nel panorama economico italiano. Siamo un'economia di servizi ma il riferimento resta l'industria» aggiunge Stella. Ecco perché la conferenza di Sirmione ha chiesto un incontro a Sacconi per immettere altre dosi di flessibilità nel sistema.

«E' un vizio che ha radici antiche e si innesta direttamente sul modello di sviluppo del dopoguerra -osserva il presidente di Confprofessioni-. Né l'evoluzione del sistema verso le imprese di servizi è riuscito a modificare i rapporti di forza tra industria e professioni. La politica, ovviamente, segue il più forte».