Mette molta tristezza pensare all’esercito silenzioso di bestiole sconquassate denominato “The new Prozac nation”, per le quali l’unico aiuto sembra possa venire dai farmaci psicotropi; suona come un grido di desolazione l’esortazione della Dott.ssa Bain : “mio Dio, che cosa vi abbiamo fatto?” Con riferimento alle notizie di stampa, riprese da @nmvi Oggi, sull’utilizzo del Prozac per animali in crisi depressiva, l’UMNCV -Unione delle Medicine Non Convenzionali in Veterinaria, a cui aderisce la SIMVeNCO- osserva che “ i farmaci psicoattivi sono presentati come l’unico rimedio ai problemi comportamentali, quasi una panacea, quando ogni esperto della disciplina sa che una terapia con tali farmaci non produce futuro se non è accompagnata da una modificazione ambientale e cognitiva. Secondo M. Nuovo, C. De Benedictis e Barbara Rigamonti dell’Unione “ nella maggior parte dei casi il disturbo comportamentale nasce da un forte disagio, condizioni di vita che non rispettano le necessità etologiche di base, persistenza di situazioni ‘senza via d’uscita’ o cariche di messaggi ambivalenti. Laddove, a giudizio del clinico, l’alterazione comportamentale assume un carattere squisitamente reattivo, anche altre forme di terapia, quali Omeopatia e Agopuntura, potrebbero trovare indicazione. Tali terapie, ugualmente efficaci ancorché misconosciute, riconoscono una corrispondenza biunivoca tra comparto somatico e “psichico”, oggetto di studio delle più moderne branche delle neuroscienze. Esse si pongono a fianco della terapia comportamentale, che rappresenta lo strumento fondamentale del processo, con risultati più che soddisfacenti, come dimostrano le esperienze che si vanno accumulando in questi ultimi anni”.