• Utenti 11
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 31395

+++ Le pubblicazioni riprenderanno con regolarità dopo la pausa estiva +++  

PROFESSIONI: PROPOSTA DEI SINDACATI

Immagine
Cgil, Cisl e Uil hanno presentato alle coalizioni che si sfideranno il 9 aprile, nel corso di un convegno che si è tenuto lunedì 27 marzo al Cnel, la loro proposta per “La riforma delle professioni, la qualità dei servizi e l’occupazione”. Quello dei sindacati è un attacco all’attuale assetto: i servizi professionali costano alle imprese dal 6% all’8% del loro budget, sono in deficit per oltre 3,7 miliardi di euro nel senso che l’Italia li importa invece di esportarli e su 5 milioni di occupati nel settore solo l’11% è composto di veri liberi professionisti, mentre per il 75% si tratta di lavoratori dipendenti o assimilabili. Tra questi un milione circa è rappresentato da giovani tirocinanti precari e senza tutele o prospettive sicure di inserimento nel mercato del lavoro. L’obiettivo del documento proposto dal Sindacato è quello di dare nuove tutele contrattuali a chi non le ha, una riforma delle professioni che oltre a liberalizzare tariffe, pubblicità, accesso e riserve di attività, lasci agli ordini solo la tenuta degli albi e la deontologia e metta in capo alle associazioni dei lavoratori la rappresentanza. Secondo i dati di Cgil, Cisl e Uil il sistema di tutela delle professioni si estenderebbe a sei milioni di lavoratori, tre milioni dei quali tra professionisti che svolgono attività non riconosciute, parasubordinati della pubblica amministrazione o delle società professionali, giovani tirocinanti. “Chiediamo – afferma la segreteria confederale della Cgil, Marigia Maulucci - che il prossimo governo affronti il problema, perché il sistema delle professioni deve essere un fattore di sviluppo e di competitività e invece il governo non ha fatto niente per l’unica flessibilità che avrebbe dovuto introdurre, e ha preferito garantire privilegi a caste sempre più chiuse”. Molto dura la replica del Sottosegretario Maria Grazia Siliquini , secondo la quale “se la sinistra vincerà le elezioni i professionisti devono aspettarsi l’eliminazione degli ordini e l’apertura del mercato alle imprese e ai sindacati”. Anche Roberto Orlandi, vicepresidente del Cup (Comitato Unitario delle professioni) si è dimostrato critico. “Non sta né in cielo né in terra - ha affermato - che i professionisti siano 5 milioni e che il 75% di loro lavori da dipendente. Secondo i dati forniti dall’Inps e dalle Casse di previdenza i liberi professionisti iscritti agli albi sono un milione e 850 mila, mentre quelli senza albo sono appena 190 mila”. “Io credo, ha concluso Orlandi, che il sindacato leggitimamente abbia il desiderio di assumere funzioni di rappresentanza finora mancate e sono disponibile a un confronto laico e senza pregiudizi sulla riforma, purchè sia chiaro che gli ordini tutelano i profili imprendiscibili della dignità della professione, e non potranno mai mancare ai tavoli di concertazione”. (ItaliaOggi, 28 marzo 2006)