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vCJD E RISCHIO CONTAGIO

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La variante umana della mucca pazza si può contrarre con trasfusioni di sangue, ma sono i geni di ognuno a condizionare l'entità dell'infezione. Infatti, tutti i casi di variante del morbo di Creutzfeldt Jakob (vCJD) si sono verificati in persone con un particolare profilo genetico: uno studio condotto sui topi dagli specialisti britannici del National CJD Surveillance Unit, e dell'Istituto per la salute animale, dimostra però che tutti sono a rischio di ammalarsi. Secondo la ricerca pubblicata su 'Lancet Neurology', il periodo d'incubazione potrebbe essere più o meno lungo a seconda dei geni. I casi di vCJD, che si ritiene causata dal consumo di carne infetta, sono stati 161 in Gran Bretagna, 18 in Francia e 12 nel resto del mondo, di cui uno in Italia. I ricercatori si sono concentrati sulle differenze nel gene della versione normale del prione, la proteina che impazzita provoca la vCJD. Ognuno di noi ha due copie del gene, che si combinano diversamente a seconda dell'aminoacido che il gene in questione esprime (MM, MV o VV). Virtualmente, tutte le persone che si sono ammalate di vCJD hanno lo stesso genotipo (MM), comune a circa il 40% della popolazione. L'equipe ha modificato geneticamente alcuni topi di laboratorio in modo che ciascuno esprimesse una sola di queste combinazioni umane, o l'equivalente bovino. Poi, a tutti i roditori è stato iniettato materiale cerebrale prelevato da persone decedute per vCJD o da animali con la Bse. Quest'ultima ha colpito solo i topi con la forma bovina del gene in questione, a dimostrazione che c'è una barriera di specie che spiega perché relativamente poche persone hanno contratto la variante umana, a fronte di tantissimi casi di Bse nei bovini. Le cavie con i tre differenti genotipi umani si sono ammalate di vCJD, ma in modo diverso a seconda della combinazione genetica. I topi con il genotipo MM sono stati i più colpiti, ma la variante del morbo non ha risparmiato nemmeno gli altri, pur 'attaccandoli' con minore facilità. In un caso non c'era alcun sintomo clinico della malattia in atto: per fortuna le persone con questo genotipo (VV), che potrebbero diventare portatori sani, sono meno del 10% della popolazione.(Adnkronsos Salute)