Per ora non vi e' alcuna prova che i gatti domestici svolgano un ruolo nel ciclo di trasmissione del virus H5N1 e finora nessuno caso umano e' stato collegato al contatto con un gatto malato, ha affermato a Ginevra, l'
Organizzazione Mondiale della Sanita'. In una nota diffusa dopo il caso del gatto colpito da H5N1 ritrovato in Germania l'Oms tenta di fare il punto sulle conoscenze attuali in materia di influenza aviaria e felini. Nessuna epidemia del virus e' mai stata segnalata tra gatti domestici, precisa l'Organizzazione in una nota. Inoltre, non vi e' prova che i gatti domestici svolgano un ruolo da serbatoio del virus e tutte le informazioni disponibili indicano che le infezioni dei gatti registrate sono riconducibili ad epidemie provocate dal virus H5N1 tra volatili, domestici o selvaggi. L'Oms ricorda infine che studi sperimentali, pubblicati nel settembre 2004, hanno dimostrato che l'H5N1 puo' contagiare i gatti domestici e che i gatti possono trasmettere il virus agli altri gatti. Dallo scoppio dell'attuale epidemia di influenza aviaria, a meta' 2003 nel Sud Est Asiatico, sono stati segnalati solo casi aneddotici di gatti domestici colpiti da H5N1. Per tutti questi casi si ritiene che il gatto aveva mangiato carne di pollo cruda e contagiata. L'Oms ricorda inoltre che nel dicembre 2003, due tigri e due leopardi, nutriti con carcasse di pollo, sono morti in uno zoo in Tailandia colpiti da H5N1. Nel 2004 febbraio, il virus e' stato identificato in un leopardo, morto in uno zoo vicino a Bangkok. Una tigre bianca e' morta colpita dal virus nello stesso zoo nel 2004 marzo. Infine nell'ottobre 2004, tigri di uno zoo tailandese nutrite con carcasse di pollo hanno cominciato a morire. In tutto, 147 tigri su 441 sono morte a causa dell'infezione o sono state eliminate. Indagini successive hanno stabilito che si erano verificati almeno alcuni casi di trasmissione del virus da tigre a tigre.
''Il gatto non e' un serbatoio naturale del virus H5N1'', ha osservato il direttore del Laboratorio di Epidemiologia dell'Istituto Superiore di Sanita',
Giovanni Rezza.
''Come l'uomo - ha rilevato Rezza -
il gatto puo' contrarre l'infezione se occasionalmente viene a contatto con gli uccelli. Come questo accade saltuariamente nell'uomo, cosi' puo' accadere saltuariamente nel gatto''. La condizione perche' l'infezione avvenga, inoltre, e' l'esposizione ad una grande quantita' di particelle virali, come e' presumibilmente accaduto al gatto nel quale e' stato isolato il virus in Germania:
''in quell'isola tedesca - ha osservato Rezza -
si trovavano un centinaio di uccelli morti e di conseguenza il gatto e' stato pesantemente esposto. Non sappiamo se cio' sia avvenuto anche in altri luoghi, forse non altrettanto attenti della Germania'', ma in ogni caso, ha proseguito Rezza, un conto e' osservare che anche i felini possono infettarsi, altro e' dire che rappresentino essi stessi un pericolo per l'uomo. Per i gatti non esposti al virus non c'e' alcun motivo di allarme, assicurano gli esperti. I gatti di città, ad esempio, possono trovarsi a contatto con piccioni o passeri, uccelli stanziali che generalmente non hanno contatti con volatili selvatici. Che un gatto cosi' come un uomo venga colpito dall'infezione e', nella situazione attuale,
''evento raro'', ha detto ancora Rezza. Le notizie come quella relativa al gatto colpito dal virus, ha concluso,
''non devono allarmare, sono dati da prendere per quello che sono e da considerare con una relativa tranquillità''.(ANSA).