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ESPRESSO: AVIARIA SENZA CONTROLLO

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Mentre il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi invita gli italiani a non farsi prendere dalla psicosi-aviaria, l’inchiesta del settimanale Espresso in edicola oggi traccia un quadro allarmante della gestione sanitaria del problema. “Che i veterinari siano pochi e ce la stiano mettendo tutta è l’unica parte dell’inchiesta che ci sentiamo di sottoscrivere- commenta Carlo Scotti, Presidente ANMVI- l’Europa ha appena approvato le misure messe in atto dall’Italia, riconoscendoci consistenti aiuti finanziari per farvi fronte. Non mi pare che la Commissione Europea sia tanto incline a destinare i fondi comunitari con leggerezza. Se l’Italia è la prima beneficiaria degli aiuti europei ci sarà pure qualche significato. E’ grave- conclude Scotti- che si continui a strumentalizzare l’aviaria per scopi diversi da quelli che appaiono. Intendo anche valutare i danni di immagine di una simile inchiesta”. Di seguito, alcuni stralci tratti dagli articoli a cura di Luca Carra e Gianluca Di Feo ( Espresso – 23 feb 2006). Pochi gli allevamenti registrati all’anagrafe L’Italia si sa ha una lunga tradizione di leggi tanto illuminate quanto inapplicate. Una di queste riguarda appunto l’anagrafe informatica nazionale degli allevamenti in gestione all’Istituto Zooprofilattico di Teramo, uno strumento essenziale per condurre il monitoraggio e la pianificazione di eventuali emergenze. Su 7.500 allevamenti intensivi solo 250 sono per ora presenti nell’anagrafe. Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna Il sistema dei grandi allevamenti compresi fra le province di Padova, Verona, Mantova e Brescia con propaggini nel bergamasco e nel cremonese costituisce la massima concentrazione di volatili in Europa. Le tre regioni ad alta densità di polli, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, hanno i loro data base completi. I veterinari si danno un gran daffare. E non passa giorno che le Direzioni veterinarie delle tre regioni non inviino nuove circolari e ispezioni negli allevamenti. Pochi i veterinari Il personale è in affanno tanto che il capo del sindacato dei circa 6mila veterinari pubblici italiani Aldo Grasselli lamenta un organico insufficiente per fronteggiare la minaccia aviaria: “ A ottobre avevamo chiesto che per il 2006 si provvedesse all’assunzione di 300 veterinari. ma per ora tutto tace”. Vaccinazioni L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo che vaccina i polli.Il vaccino (anti H5N9) dà una non meglio precisata “protezione generica”, ma sarà sufficiente? Pollai rurali Gli allevamenti di campagna con meno di 250 esemplari sono il 10 per cento del patrimonio avicolo nazionale: 30 milioni di polli, tacchini, capponi, anatre, galline ovaiole su un totale di 430 milioni di pennuti. Il guaio è che questi micropollai sono decine di migliaia, 5.500 solo in Sicilia. Un censimento “impossibile”. Avicoltura intensiva C’è chi di fronte alla discesa verso Sud dell’aviaria, comincia a mettere in discussione il sistema industriale dell’avicoltura intensiva, “malato e irresponsabile”. L’accusa in bocca ad un ambientalista non stupisce ma fa già un altro effetto quando la si vede implicitamente sottoscrivere dal direttore della sanità veterinaria della regione Lombardia che a fine ottobre ha emanato un decreto per dare uno stop di sei mesi all’allevamento di tacchini da carne della Regione, i più vulnerabili al virus. Frontiere colabrodo Quando nello scorso marzo gli ispettori della UE si sono presentati in sei centri doganali italiani per verificare i controlli sull’importazione di bestiame vivo, di pesce e di altri prodotti di origine animale, hanno trovato un quadro desolante. igiene carente, nessun sistema per impedire la “contaminazione incrociata”, scarsa attenzione ai documenti che accompagnano i capi e le merci, falle enormi tra la babele di organismi incaricati delle verifiche, veterinari senza addestramento specifico. Insomma una rete che avrebbe potuto far penetrare qualunque infezione. Tanto che il rapporto reso pubblico la scorsa settimana, boccia tutte le strutture esaminate.