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AVIARIA, CURSI: CACCIATORI TUTELATI

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”I cacciatori del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia saranno i primi a venire a contatto con gli uccelli migratori provenienti dall'Est, dato che le rotte di migrazione seguono la direttrice che da Nord-Est va a Sud-Ovest. Non risulta che le istituzioni preposte abbiano messo in guardia i cacciatori che, solo nella regione Veneto sono ben 55.000, rispetto al pericolo di contagio, diversamente da quanto predisposto dall'INFS per i ricercatori” Il problema è stato sollevato con una interrogazione parlamentare al Ministero della Salute, dalll’on Luana Zanella ( Verdi) ha chiesto di allargare alla platea dei cacciatori le precauzioni predisposte per i ricercatori dell'Istituto Nazionale Fauna Selvatica. La parlamentare si richiama alla circolare firmata dal dirigente responsabile, Dott. Fernando Spina con la quale l'Istituto ha diramato ai ricercatori indicazioni e regole molto dettagliate (come il lavaggio ad alta temperatura dei sacchetti dove i volatili sono contenuti e loro separazione da indumenti e biancheria del ricercatore, assoluta necessità di non inalare polvere che origini da feci degli animali, eccetera). La circolare precisa anche che gli strumenti per la cattura, quali trappole, nasse, eccetera, possono diventare fonte di trasmissione del virus. Il Sottosegretario alla Salute Cursi ribadendo la sussistenza di un piano d'azione “che prevede l'immediata cessazione della attività venatoria qualora, sulla base dei risultati dell'attività di sorveglianza, se ne verificasse la necessità”, ha dichiarato che la valutazione del rischio derivante dalla pratica della attività venatoria è stata oggetto di un tavolo tecnico permanente che ha evidenziato “ che non vi sono fattori di rischio epidemiologici che rendano necessario interrompere l'attività venatoria, perché l'attuale situazione sanitaria nazionale non lo richiede, né la Commissione europea ha espresso indirizzi in tal senso.” Cursi ha anche ricordato che “ il tavolo tecnico ha ritenuto necessario sottolineare il rischio correlato all'impiego di richiami vivi, nonché quello dell'esistenza di diversi livelli di rischio, per la diversa sensibilità al virus influenzale delle specie di fauna selvatica.Sono stati, pertanto, emanati dei provvedimenti che disciplinano alcune misure precauzionali nell'ambito dell'esercizio venatorio, come il divieto temporaneo dell'utilizzo dei richiami vivi, a più alto rischio, appartenenti agli ordini degli anseriformi e caradriformi”.