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VITELLI, GRUPPO DI LAVORO AL MINSAL

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Il Ministero della Salute istituirà un gruppo di lavoro con l’incarico di elaborare “linee guida” sull’applicazione del Decreto legislativo 533/92 sulla protezione dei vitelli. Lo si apprende dalla circolare inviata ieri agli Ordini veterinari dalla FNOVI, pubblicata al sito on line www.fnovi.it Il Decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 533 (Attuazione della Direttiva 91/629/CEE che stabilisce le norme minime per la protezione vitelli) ha disposto che, per il benessere dei vitelli in allevamento, il tasso di emoglobina nel sangue dei vitelli deve raggiungere il valore di almeno 4,5 mm/litro (equivalente a 7,8 g/dl), e per verificare il rispetto di tali parametri si rende necessario procedere ad una prova HB per ogni capo di bestiame allevato (circa 1milione e mezzo di capi all’anno). “Purtroppo- scrive la FNOVI- la normativa vigente, sia nazionale che comunitaria, non stabilisce le modalità, né tanto meno la frequenza dei controlli analitici necessari per la verifica del rispetto dei suddetti parametri. Per questo il Ministero della Salute, coinvolto dalla FNOVI sulla problematica, ha riferito alla Federazione che istituirà un apposito gruppo di lavoro con l’incarico di elaborare “linee guida” con le quali uniformare l’applicazione delle disposizioni previste dal D. Lgs. 30 dicembre 1992, n. 533”. L’elaborazione di queste linee guida consentirà anche di contrastare situazioni di illegittimità e abuso professionale connesse alla presenza di laboratori di analisi non autorizzati all’interno di aziende; in particolare, le linee guida “forniranno chiarimenti ed indicazioni sia ai Sevizi Veterinari ufficiali che agli operatori del settore” e specificheranno che “per l’esecuzione dei controlli analitici, anche in regime di autocontrollo aziendale, l’allevatore deve avvalersi di laboratori ad hoc autorizzati”. Si farà così fronte ai casi segnalati alla Federazione di “numerose aziende mangimistiche le quali, nell’ottica di meglio commercializzare i loro prodotti, avrebbero creato laboratori di analisi al loro interno e, in spregio di tutte le richieste di autorizzazioni sanitarie necessarie per l’apertura di questo tipo di strutture sanitarie, avrebbero incominciato ad esaminare i campioni di sangue prelevati negli allevamenti loro clienti, acquistando in proprio attrezzature tecniche e strumentali specifiche ed avvalendosi dell’apporto lavorativo di personale laico, incompetente e non abilitato ad alcuna professione sanitaria e/o arte ausiliaria sanitaria riconosciuta”.