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UE, IL GOVERNO DIFENDE L’ IRAP

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Si e' riaperta a Lussemburgo, con un'udienza davanti alla grande sezione della Corte di giustizia Ue, la causa relativa all'Imposta regionale sulle attivita' produttive (Irap). A decretare la necessita' di una discussione ulteriore della causa - dopo il pronunciamento dell'avvocato generale nel marzo scorso che aveva fatto temere l'annullamento dell'imposta e la restituzione di quanto pagato dalle imprese - era stata la stessa Corte che, con un'ordinanza del 21 ottobre scorso, aveva deciso di riaprire la fase orale.
Gli Stati membri, il Consiglio Ue e la Commissione sono stati invitati a prendere posizione per iscritto sui criteri che consentono di qualificare un'imposta come l'Iva ai sensi dell'articolo 33 sulla sesta direttiva quadro che disciplina l' imposta sul valore aggiunto. Il 14 dicembre scorso, il governo italiano, rappresentato dall'Avvocatura dello Stato, presente l'avvocato Gianni De Bellis, ha ribadito che le due imposte - Iva e Irap - non sono simili ed ha evidenziato le diverse differenze. De Bellis, in particolare, ha fatto rilevare che l'Iva si applica su ogni operazione, mentre l'Irap sul valore complessivo della produzione, che l'Iva e' un'imposta che grava sul consumatore finale e l'Irap sul produttore. Per l'Irap, ha osservato ancora l'Avvocatura dello Stato, ''non esiste possibilita' di rimborsi come avviene per l'Iva'' che e' un'imposta indiretta, mentre l'Irap e' piu' simile ad un'imposta diretta. Ma l'Italia ha messo in evidenza anche ''il contraddittorio comportamento della Commissione che con una lettera del 10 marzo 1997 aveva espressamente affermato che la nuova imposta non era assolutamente in contrasto con la direttiva sull'Iva perche' totalmente diversa e che 7 anni dopo ha cambiato totalmente opinione senza che, nel frattempo, avesse mai formulato alcuna critica''. All'udienza sono intervenuti anche altri dieci Stati europei, tra cui Francia e Ungheria che si sono espressi a favore dell'Irap. Tutti gli altri hanno posto l'accento su come evitare, in caso di giudizio sfavorevole, la restituzione dell'incasso per un ammontare di 150 miliardi di euro. L'Irap eventualmente da restituire sarebbe infatti di 30 miliardi per 5 anni.(ANSA).