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SARDEGNA, OBBLIGO ESAME TRICHINOSCOPICO

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La Regione si affida ai cacciatori e alle compagnie di caccia grossa per combattere la trichinellosi, una malattia parassitaria trasmissibile dagli animali all'uomo per via alimentare, che si contrae mangiando carni (crude o poco cotte) di cinghiale, ma anche di altre specie, come maiale e cavallo. Dopo un caso di trichinella riscontrato nell'aprile scorso a Orgosolo e causato dal consumo di salsicce preparate con carni di una scrofa allevata a pascolo brado, un decreto dell'assessore regionale alla Sanita' Nerina Dirindin rende ora obbligatorio l'esame trichinoscopico su tutti i cinghiali cacciati in Sardegna. Con questo provvedimento, al pari di quanto avviene in altre regioni italiane e per garantire la sicurezza alimentare degli stessi cacciatori, si e' disposto che ciascun cinghiale abbattuto venga sottoposto ad esame effettuato sui campioni di muscoli diaframmatici (i pilastri del diaframma), prelevati dagli stessi cacciatori, posti in recipiente idoneo e opportunamente analizzati. Il ritiro del campione avverra' a cura del Servizi Veterinari delle Asl. Il risultato dell'esame, che sara' eseguito dall'Istituto Zooprofilattico, sara' comunicato ai cacciatori attraverso il Servizio Veterinario entro pochi giorni. Il consumo delle carni potra' avvenire solo dopo il risultato favorevole dell'esame. Anche se una cottura completa (fino a 71 gradi) ed un congelamento a -15 gradi per non meno di 4 settimane consentono di rendere innocuo il parassita, solo l'esame trichinoscopico da' garanzia di sicurezza delle carni. Quelle che dovessero risultare positive per trichinella saranno poste sotto sequestro e distrutte dal Servizio Veterinario delle Asl. Perche' le azioni intraprese dalla Regione possano avere successo, e' fondamentale la collaborazione dei cacciatori ai quali si chiede non solo di far analizzare un campione di ogni cinghiale abbattuto, ma anche di consegnare le volpi cacciate, di evitare di abbandonare resti di selvatici cacciati o morti, e di provvedere al ritiro dall'ambiente di selvatici morti, consegnandoli all'Ente Foreste, alle Guardie Forestali, ai Servizi Veterinari delle Asl o all'Izs. Per combattere la trichinellosi l'assessorato regionale alla Sanita' ha inoltre programmato una serie di indagini sierologiche sulla popolazione della zona in cui si e' manifestata per la prima volta la malattia, prevedendo anche ricerche del parassita sulle volpi e intensificando la vigilanza e i controlli sui maiali allevati allo stato brado. (ANSA).