• Utenti 11
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 31546

ISMEA, ZOOTECNIA IN CERCA DI RILANCIO

Immagine
La zootecnia bovina nazionale è stata lucidamente fotografata nella nuova edizione dei rapporti Ismea dedicati al mercato della carne bovina e al mercato del latte. Complessivamente la zootecnica bovina rappresenta 40 miliardi di euro al consumo , suddivisi per un buon 60% nella filiera lattiero-casearia e per il restante 40% nel sistema carni. I rapporti sono stati presentati presso la Sala Cavour del Mipaf dal presidente dell'Ismea, Arturo Semerari, dal presidente dell'Aia, Nino Andena, con la partecipazione del presidente della Cia, Giuseppe Politi, del rappresentante della Confagricoltura, Ermanno Comegna, e della Coldiretti, Giorgio Apostoli e di autorevoli rappresentanti del mondo della filiera zootecnica. Più ombre che luci nell'andamento del settore zootecnico nazionale, un settore che ha stratificato nel corso degli anni le sue crisi per lo più di origine strutturale. Il valore finale della filiera lattiero casearia si traduce in 23 miliardi di euro, mentre la materia prima nazionale immessa nella filiera si aggira intorno ai 4,4 miliardi di euro, -1% rispetto all'anno scorso,cui si sommano i 591 milioni di euro relativi alla materia prima importata. Il leggero calo dell'offerta prima nazionale si accompagna alla battuta d'arresto per i prezzi al dettaglio dei lattiero-caseari, con una marcata differenziazione tra i vari prodotti, come mette in evidenza nella sua introduzione Arturo Semerari. I prodotti a denominazione d'origine crescono sensibilmente mentre gli altri formaggi segnano il passo anche qui con sensibili variazioni, particolarmente significativo ad esempio l'incremento del 4,7% delle vendite di yogurt. Uno degli elementi più caratterizzanti di questo rapporto, come sottolineato ancora da Semerari, è dato proprio dall'ulteriore crescita dei margini della distribuzione, a scapito soprattutto della componente industriale. L'incidenza infatti di questo segmento della filiera è sceso sotto il 33% rispetto al 34% del 2003 mentre il margine della distribuzione è salito al 40% rispetto al 38% dell'anno precedente. Altri elementi significativi dell'andamento del settore sono stati presentati da Renato Pieri, dell'Osservatorio latte. L'Italia, così come l'Unione europea, continua a perdere quote di produzione a livello mondiale mentre nel quadro nazionale la zootecnia da latte sta assistendo a forti cambiamenti strutturali con 1/3 delle stalle che hanno chiuso negli ultimi cinque anni. Il numero degli allevamenti si è ridotto infatti dalle 97.044 unità del 1995/96 alle 52.674 del 2004/2005. Solo una impresa su 5 riesce a fare utili producendo latte e 1 su 10 nelle aree di montagna. Sul fronte della carne bovina le cose non vanno diversamente. Si contrae del 2,3% rispetto al 2003 il valore della produzione degli allevamenti bovini da carne (3,6 miliardi di euro). Nuovi segnali di debolezza del comparto nel 2004 vengono sottolineati da Claudio Federici dell'Ismea nel suo intervento. Il consumo di carne bovina, che era in ripresa nel 2003, è di nuovo in leggera contrazione abbinato ad una modificazione strutturale del tipo di domanda che sembra privilegiare carni meno pregiate proprio per il minore potere d'acquisto delle famiglie. Aumentano anche i costi di produzione, così come per le aziende da latte, e le perdite soprattutto si concentrano sugli allevamenti a ciclo chiuso. Un indicatore di vitale importanza per la zootecnia da carne è rappresentato dal valore dei prodotti importati che nel 2004 è stato pari a 2.588 milioni di euro con una riduzione del 1% rispetto al 2003. L'Italia continua ad essere un forte importatore di bovini vivi e di carni bovine, soltanto grazie a questa leggera contrazione delle importazioni si è ridotto il disavanzo commerciale dell'ultimo anno. Parliamo di un deficit in valore passato da 2.359 milioni di euro del 2003 ai 2.252 dell'anno successivo. Proprio sulle carenze strutturali del settore si è sviluppato il vivace dibattito seguito alla presentazione del rapporto incentratosi soprattutto sul ruolo giocato dall'Associazione italiana allevatori. Ad aprire la serie degli interventi il presidente della Cia, Giuseppe Politi "tutti conveniamo sulla necessità di questa struttura a servizio degli allevatori".Una risposta è venuta dallo stesso presidente dell'Aia, Nino Andena, che ha rilanciato il ruolo della propria Associazione offrendo la propria struttura anche per portare avanti la tracciabilità. Un'offerta a costo zero, ha rilanciato Andena , che consente di utilizzare la multifunzionalità del dato. "Abbiamo i numeri per farlo" ha sottolineato il presidente dell'Aia, offrendo qualche dato ( i bovini da latte presenti nella Banca nazionale sono oltre il 60% e la quantità di latte inserita nel Pianeta Aia è di oltre il 75%). Ed infine Andena si è augurato che dei 500 milioni di euro, previsti dal ministro Alemanno per avviare il piano straordinario per le filiere agroalimentari, una parte possa andare anche alle filiere zootecniche, offrendosi come partner per la pubblica amministrazione in questa operazione di rilancio. Sia il rappresentante di Coldiretti, Giorgio Apostoli, che di Confagricoltura, Ermanno Comegna, hanno evidenziato l'importanza di approvare al più presto il decreto sugli affitti mentre il direttore generale di Assocarni, Luigi Pio Scordamaglia, ha richiamato l'attenzione sulla necessità di incrementare la produzione di animali da ingrasso in Italia. Una svolta per la zootecnia.( agricolturaonline.it)