L’OIE, il WHO e l’Unione Europea ritengono che la rabbia rappresenti una seria minaccia per l’Europa. Il suo riemergere in varie regioni del territorio europeo porta le autorità sanitarie internazionali a ritenere che gli standard di controllo debbano essere costantemente aggiornati e che le conoscenze tecnologiche e scientifiche per prevenire e riconoscere il fenomeno debbano contribuire allo sviluppo di vaccini più sicuri e più efficaci, test diagnostici e metodi di controllo. La collaborazione fra veterinaria e autorità di sanità pubblica deve intensificarsi. Per ragioni etiche, ecologiche ed economiche non è più accettabile controllare ed eradicare la malattia ricorrendo a strategie di soppressione degli animali.
Queste le conclusioni dei lavori della prima conferenza internazionale sulla rabbia in Europa, svoltasi a Kiev a metà giugno. OIE, WHO e UE riconoscono che la sorveglianza in Europa è ancora inadeguata in molti Stati, dove manca un sistema capillare di laboratori ( in grado di produrre analisi molto approfondite, a fronte di diagnosi “routinarie” spesso non affidabili) e dove le misure di controllo sono troppo disomogenee. Secondo gli esperti ogni Paese dovrebbe dotarsi di un laboratorio nazionale di referenza per la rabbia in grado di seguire le indicazioni dell’OIE e del WHO ( OIE Terrestrial Manual e Laboratory Techniques WHO).Ogni paese dovrebbe inoltre avere una precisa cognizione della propria situazione epidemiologica e interagire con gli altri.
La rabbia nel cane può essere eliminata. La dimostrazione, dicono gli esperti, si è avuta in territori dove sono stati utilizzati programmi vaccinali basati sulla consapevolezza che la sola eliminazione dei randagi non basta ad eradicare la malattia. Pertanto vanno sviluppate le ricerche sull’uso dei vaccini orali nelle specie domestiche, prevedendo che campagne di vaccinazione orale andrebbero considerate come misure complementari per interrompere il ciclo infettivo negli animali randagi.(http://europa.eu.int/comm/food/fs/sc/scah/out80_en.pdf) Nel campo della prevenzione della rabbia nell’uomo, le autorità internazionali invocano maggiore collaborazione fra veterinari e medici e campagne informative, specie nei paesi indenni.n