Il Consiglio dei ministri riunitosi venerdì scorso per definire le modifiche da apportare al decreto legge per la competitività, attualmente in recepimento al Senato, ha bocciato la proposta del ministro Castelli di inserire un maxiemendamento per la riforma delle professioni intellettuali. Dopo mesi di discussioni, incontri e modifiche, quando ormai sembrava certo che passasse il testo approvato dal CUP, il Consiglio dei ministri ha preferito rimandare il tutto per affrontare il problema con più tempo e calma. Sembra certo che anche i quattro commi riferiti alle professioni, e che erano stati inseriti da Castelli nel testo originale del decreto già approvato dalla Commissione bilancio del Senato, saranno stralciati prima della richiesta di fiducia per la approvazione in aula. Alla fine ha vinto quindi il partito dei no e soprattutto di coloro che in tutti questi mesi, cioè da quando il ministro della giustizia Roberto Castelli ha deciso di presentare il suo articolato di riforma, hanno rivolto numerose critiche nei confronti del provvedimento. In effetti sin dall'inizio si è avuta l'impressione che le forzature del ministro, sempre allineate alle richieste del CUP, che fra l'altro continuava ad esprimere critiche, avessero sbilanciato il testo a favore degli Ordini rafforzandone ruolo e compiti in contrasto con le stesse sollecitazioni della riforma. Si sono sempre espressi contro Confprofessioni che chiedeva pesanti modifiche al testo, le Associazioni non riconosciute, lo stesso Presidente del Senato, Marcello Pera, che dubitava della legittimità di un maxiemendamento di questo rilievo, e l'Antitrust che allineandosi alle posizioni europee chiedeva maggior liberalizzazione nel settore professionale. La decisione del Governo è quindi quella di rimandare il tutto a un successivo disegno di legge, ammesso che lo strettissimo spazio parlamentare rimasto ne consenta l'esame. L'impressione è che l'esecutivo, rendendosi conto che ogni riforma finirebbe di scontentare comunque un po' tutti, preferisca rimandare il problema alla prossima legislatura.